Il leader nordcoreano Kim Jong-un sarebbe in coma e la decisione di delegare alcuni dei suoi poteri alla sorella Kim Yo-jong ne sarebbe la prova: lo riporta il Korea Herald, un quotidiano di Seul, citando Chang Song-min, uno dei collaboratori dell’ex presidente Kim Dae-jung, il padre del disgelo dei rapporti con Pyongyang con la 'sunshine policy'. Una ipotesi, tuttavia, che non trova al momento riscontri ufficiali. Chang ha detto di essere convinto che Kim sia «in coma, ma che non sia ancora morto: la successione non è stata ancora completata, quindi Kim Yo-jong viene portata alla ribalta perché non ci può essere un vuoto di potere prolungato». Nell’incontro a porte chiuse in parlamento tenuto venerdì, il Nis, l’intelligence di Seul, aveva fatto sapere che il passaggio di alcuni poteri dal leader alla sorella era stato deciso per «alleviarne lo stress». Kim Yo-jong, primo vicedirettore del dipartimento del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, è ora a capo «degli affari generali dello Stato sulla base della delega» affidatagli, secondo la Yonhap. Il Nis aveva rimarcato che l’iniziativa non risultava però essere legata alla salute del leader supremo. Chang, precisando di aver ottenuto le informazioni in Cina, ha aggiunto che «nessun leader nordcoreano affiderebbe alcuno dei suoi poteri a un’altra persona a meno che non sia troppo malato per governare o non sia stato rimosso con un colpo di stato». I timori sulle condizioni di salute precaria di Kim sono ricorrenti: ad aprile, ad esempio, si erano rincorse le voci su un intervento chirurgico d’urgenza per problemi cardiaci che avevano messo a rischio la sua vita, tanto che erano circolate speculazioni sul suo decesso. Il leader, invece, ricomparve nei media nordcoreane a causa dell’inaugurazione del primo maggio di un nuovo impianto di fertilizzanti.