Protagonista assoluto come previsto, fin dal primo giorno il presidente Donald Trump ha voluto per sé tutta la scena della Convention repubblicana: a sorpresa, si è presentato sul palco di Charlotte (Nord Carolina) accolto dalle ovazioni degli oltre 300 delegati che lo hanno consacrato candidato alla rielezione e ha parlato per quasi un’ora. La «sua» convention si vuole diversa da quella asettica e virtuale in cui la scorsa settimana i democratici hanno scelto Joe Biden e Kamala Harris per sfidare il presidente e il suo vice Mike Pence. Trump è stato accolto dallo slogan «four more years», altri quattro anni, scandito dai suoi sostenitori. Ironica la sua reazione: che gridassero invece «altri dodici anni, per fare impazzire i democratici». Il terreno di scontro è soprattutto quello del Covid: gli Stati Uniti sono il paese più colpito al mondo in termini assoluti, con oltre 5,7 milioni di casi e più di 177 mila morti. Sulla gestione dell’emergenza, giudicata fallimentare, i democratici hanno puntato il loro inizio di campagna; ma nel giorno dei nuovi record dei mercati, fiduciosi sull'evoluzione della ricerca su cure e vaccini, il presidente ha potuto rivendicare, rispondendo alle accuse dem che, senza la sua politica, l’America conterebbe molti più morti. E ha accusato il rivale: «Biden - ha scritto su Twitter - vuole chiudere il paese che sta crescendo. Ridicolo». Poco dopo sempre sul social network dei cinguettii è arrivata la risposta del candidato dem: «Il solo responsabile del fallimento sul Covid è Donald Trump», ha scritto, corredando l’affermazione con un grafico sull'andamento dei contagi. Il giorno dopo il nuovo caso di violenza della polizia su un afroamericano, il presidente ha promesso che se sarà rieletto assumerà più agenti; ma l’argomento è stato affrontato anche dal punto di vista della comunità nera: «Abbiamo fatto per gli afroamericani quanto non si faceva dai tempi di Lincoln», ha rivendicato lo stesso presidente, mentre l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley ha negato che l’America sia razzista: «Va di moda dirlo, ma è una bugia». E il figlio primogenito, Donald jr, ha riconosciuto che «la morte di George Floyd è stata una sciagura, e anche i poliziotti sono d’accordo», ma ha ricordato che «con mio padre, abbiamo registrato il tasso di disoccupazione più basso di sempre tra neri e ispanici». Nessuno, aveva sostenuto Trump, dà conto dei successi conquistati sul campo nei quattro anni della sua presidenza. «Abbiamo fatto più di qualsiasi altra amministrazione, abbiamo costruito il nostro muro, che sarà completato a breve. Abbiamo sconfitto l’intero califfato dell’Isis e ucciso Al-Baghdadi. Abbiamo ucciso il più grande terrorista, forse di tutti loro, Suleimani». Ci sono poi i successi economici: «Il più grande taglio delle tasse della storia, abbiamo sistemato gli orribili accordi commerciali che erano stati siglati con Cina, Giappone, Corea del Sud». E ancora, i nuovi accordi con Messico e Canada. Alla Cina, ha detto, «non faremo dimenticare ciò che ha fatto», richiamando la responsabilità del gigante asiatico nella diffusione del coronavirus; al contrario, ha avvisato, «con Biden la Cina si prenderà il nostro Paese».