Venerdì 20 Dicembre 2024

Giappone, il premier Abe si dimette per problemi di salute

Il premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato le proprie dimissioni per motivi di salute. «Ho deciso di dimettermi da primo ministro» così Abe, citando motivi di salute in conferenza stampa nel pomeriggio di oggi, ha confermato le speculazioni delle scorse ore. «Dalla metà del mese scorso la mia salute è deteriorata e ho perso molte energie e forze e la mia colite ulcerosa è stata confermata». Abe, 65 anni - che questa settimana ha battuto il record per il più lungo periodo ininterrotto di governo nella storia giapponese - anche prima delle recenti visite in ospedale era stato oggetto di una ridda di dubbi e voci circa il suo stato di salute, così come si erano moltiplicate le domande relative alle sue limitate apparizioni pubbliche e sulla decisione di evitare di tenere una conferenza stampa per rispondere alle critiche sulla sua gestione del coronavirus. Il portavoce del governo giapponese Yoshihide Suga aveva tentato di respingere le voci: «In termini di salute del primo ministro, lo stesso primo ministro ha detto che desidera lavorare sodo e io lo vedo ogni giorno e sento che non ci sono cambiamenti nelle sue condizioni», aveva detto Suga ai giornalisti. Giovedì scorso Suga ha riferito a Bloomberg News che Abe «ovviamente» sarebbe stato in grado di portare a termine il suo mandato, che dura fino a settembre 2021. «Andrà tutto bene», aveva aggiunto. «Ciò che è chiaro è che la salute di Abe non è buona», ha detto all’Afp Mikitaka Masuyama, professore di politica presso il National Graduate Institute for Policy Studies. Il fatto è che i problemi di salute di Abe arrivano in un brutto momento per il primo ministro: nonostante l’impatto relativamente contenuto del coronavirus in Giappone, il governo di Abe è stato pesantemente criticato per il suo approccio alla crisi. Anche la sua politica economica - nota nel mondo come «Abenomics» - è stata nel tempo sempre più criticata, con il paese già in recessione anche prima dell’arrivo della crisi del coronavirus. Uno dei problemi in vista è che all’orizzonte non vi sia, a quanto pare, consenso su un possibile successore.

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