Uomini col volto coperto hanno fermato a Minsk l’ultima esponente di spicco dell’opposizione bielorussa rimasta in patria, Maria Kolesnikova, costringendola a salire su un minivan che l’ha portata in un luogo sconosciuto. La notizia di quello che è stato subito condannato dalla ex candidata alle presidenziali, Svetlana Tikahnovskaya, come un «rapimento» organizzato dal regime, è stata commentata laconicamente dal ministero dell’Interno, che ha assicurato non trattarsi di un arresto. Kolesnikova - che secondo il portale Tut.by è stata fermata vicino al Museo di arte nazionale intorno alle 10 di stamattina - ha fatto la campagna elettorale a fianco di Tikhanovskaya, che ha rivendicato la vittoria nelle elezioni del 9 agosto contro il presidente Aleksandr Lukashenko ed è stata poi costretta all’esilio in Lituania. Si sono persi i contatti anche con Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov, altri due membri del Consiglio di coordinamento dell’opposizione, l’organismo istituito al fine di guidare una 'transizione pacificà del potere. La vicenda si colloca sullo sfondo della vasta campagna di repressione messa in atto dalle autorità per sedare il movimento di proteste che da quasi un mese chiede le dimissioni di Lukashenko dopo presidenziali ritenute fraudolente. Dei sette membri del «presidium» del Consiglio di coordinamento, solo due sono ancora in patria e in libertà, tra cui la scrittrice premio Nobel per la letteratura Svetlana Aleksievich. Gli altri sono in carcere o in esilio: l’ultimo a lasciare il Paese sotto pressione dei servizi segreti è stato l’ex ministro della Cultura Pavel Latushko, che si è recato in Polonia dove già si trova da sabato un’altra oppositrice, Olga Kovalkova, anche lei nel presidium. Il Consiglio di coordinamento ha parlato senza mezzi termini di «metodi del terrore», puntando il dito contro le autorità che con rapimenti e intimidazioni mira a «far deragliare» il lavoro dell’opposizione. «Questi metodi sono illegali e non avranno altro effetto, se non quello di peggiorare la crisi», si legge nella dichiarazione dei rappresentanti dell’opposizione. «Più ci reprimono, più la gente scenderà in strada», ha ammonito Tikhanovskaya, «continueremo a lottare per il rilascio di tutti i detenuti e per nuove elezioni eque». L’opposizione ha detto di voler «avviare contatti con Russia e Stati Uniti», mentre guarda a Bruxelles dove entro il 21 settembre si attende l’annuncio delle sanzioni contro una trentina di esponenti del regime bielorusso, su cui però non c'è ancora il consenso dei Ventisette. Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, ha denunciato come «inaccettabile» la «continua repressione da parte delle autorità contro popolazione civile, manifestanti pacifici e attivisti politici». Nell’ennesima grande manifestazione di ieri a Minsk sono state 633 le persone arrestate.