Dopo quattro decenni di guerra, l'Afghanistan lo scorso ottobre ha finalmente iniziato a parlare di pace, ma nel Paese il sangue continua a scorrere. Con cadenza costante, si continuano a registrare stragi. Oggi, a farne le spese sono stati almeno 11 bambini e il loro insegnante di religione, falciati dalle bombe sganciate da un aereo delle forze governative sulla madrassa di una moschea, nel Nord-Est del Paese, mentre almeno altri 14 ragazzini sono rimasti feriti. Questo, almeno stando alle fonti sul posto, un villaggio nella remota provincia di Takhar. Le fonti ufficiali di Kabul parlano invece di un raid contro gli insorti, in cui sono stati uccisi 12 talebani, tra cui il loro comandante.
"L'attacco aereo è stato effettuato quando le vittime erano impegnate a studiare il Sacro Corano", ha detto il portavoce della polizia provinciale di Takhar, Khalil Aseer. Ma secondo il vicepresidente Amrullah Saleh, la notizia che le vittime sono dei bambini "e'' priva di fondamento". E anzi, ha detto, "abbiamo prove innegabili che coloro che hanno ucciso le nostre forze di sicurezza ... sono stati uccisi". Il riferimento è ad un'altra strage, una imboscata tesa dai talebani la notte scorsa nella stessa zona, in cui sono morti almeno 25 membri delle forze di sicurezza. In un post su Facebook Saleh ha inoltre aggiunto minaccioso che "coloro che diffondono voci false saranno puniti in base alla legge".
Comunque sia andata, la strage di oggi, quella di ieri e le varie dei giorni scorsi stanno minacciando di far deragliare i colloqui di pace tra il governo e i talebani faticosamente avviati in Qatar il 12 settembre, e già arenati su mere questioni procedurali. E frattanto, gli Stati Uniti hanno già sensibilmente ridotto la loro presenza nel Paese, in base agli accordi raggiunti a febbraio con i talebani che hanno permesso di dare il via proprio ai colloqui di pace inter-afghani. Il presidente americano Donald Trump, alle prese con una difficile campagna elettorale non sembra inoltre volersi fermare: pochi giorni fa ha affermato che le restanti truppe Usa dovrebbero tornare a casa "entro Natale".
Lo stesso giorno, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha affermato a sua volta, in quelle che sembra una risposta indiretta,,che "e'' nostro interesse preservare una sicurezza di lungo periodo in Afghanistan. Abbiamo deciso di andare in Afghanistan insieme, prenderemo insieme decisioni sui futuri aggiustamenti e, quando sara' il momento, insieme partiremo". Ma intanto, in Afghanistan si continua a morire, ogni giorno.
Caricamento commenti
Commenta la notizia