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Attentato in Francia, prete ortodosso ferito a colpi di arma da fuoco a Lione: è grave

Non c'è pace per la Francia, anche se nell’episodio di sangue di oggi - un prete ortodosso ferito gravemente a Lione - non ci sono certezze che si tratti di terrorismo. Ma nel clima che si è creato dopo la decapitazione del professor Paty in una banlieue di Parigi e le tre vittime nella cattedrale di Nizza l’attacco contro un religioso ha fatto di nuovo precipitare il Paese nella psicosi attentato.

Mentre Emmanuel Macron si rivolgeva al mondo musulmano infuriato contro la Francia dalle antenne di Al Jazeera e il suo premier Jean Castex rendeva omaggio alla memoria di padre Hamel, il parroco di Saint-Etienne-du-Rouvray, nel nord, trucidato nel 2016 da terroristi islamisti, nella centralissima rue Pere Chevrier di Lione, VII arrondissement, si verificava un nuovo grave fatto di sangue.

Stavolta non è uscita né la lama di un coltello né una mannaia, ma un fucile a pompa. Ha fatto fuoco due volte, come per un regolamento di conti, contro l’arciprete Nicolas, titolare della chiesa greco ortodossa di Lione. Stava chiudendo la chiesa dell’Annunciazione quando è stato sorpreso dall’aggressore. Immediatamente è accorsa una vicina pattuglia della polizia, che ha fatto a tempo soltanto a vedere un uomo in fuga.

Il parroco ortodosso, di 52 anni, è stato immediatamente medicato sul posto, le sue condizioni gravi lo esigevano: due proiettili di fucile a pompa lo hanno raggiunto all’addome. Dopo le cure più urgenti, il religioso è stato portato all’ospedale, le sue condizioni ancora in serata sono gravi ed è in prognosi riservata. Nel quartiere è scattata una caccia all’uomo, tutto è stato transennato, gli avvisi del ministero dell’Interno su Twitter invitavano la popolazione a non uscire di casa nella zona.

Dopo ore, nulla di fatto, tranne il fermo di un uomo che non sembra aver convinto gli inquirenti di aver fatto un vero passo avanti nell’inchiesta. Il premier Jean Castex ha lasciato in fretta e furia i suoi incontri a Saint-Etienne-de-Rouvray con le autorità cattoliche e politiche locali per raggiungere il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che aveva istituito una cellula di crisi a Parigi.

Questo ha fatto pensare a un’ipotesi terrorismo anche stavolta, ma poco più tardi la procura di Lione ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta per tentato omicidio e di averla affidata, per il momento, all’anticrimine. Oltre alle modalità dell’aggressione, ad avvalorare la tesi dell’azione criminale o del regolamento di conti ci sono ricostruzioni in base alle testimonianze dei frequentatori della chiesa dell’Annunciazione.

Sembra che padre Nicolas fosse sul punto di lasciare il suo posto di responsabile della chiesa ortodossa dopo diverse liti e dispute, alcune particolarmente accese, con qualche fedele della sua comunità. A rafforzare i dubbi sulla natura dell’episodio, anche il fatto che il religioso, prima di essere portato via dall’ambulanza, avrebbe detto - stando alle prime testimonianze - di non conoscere chi lo aveva appena aggredito.

«Non conosciamo il movente dell’aggressione - ha detto Gregory Doucet, il sindaco di Lione - al momento non c'è alcuna pista privilegiata né esclusa». Il clima resta molto pesante nel Paese, dove prosegue con un quarto fermo l’inchiesta su Brahim Issaoui, il tunisino di 21 anni che giovedì ha compiuto una strage decapitando una persona e sgozzandone altre due nella basilica di Notre-Dame a Nizza.

Dei quattro fermati, almeno tre sarebbero stati in contatto alla vigilia del sanguinoso attentato con Brahim, che era arrivato appena martedì in Francia. In particolare, uno di loro, di 47 anni, è stato inquadrato dalle telecamere della videosorveglianza mentre cammina al fianco del giovane a poche ore dalla strage.

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