L’Irlanda del Nord è da oggi di nuovo in lockdown per almeno due settimane, secondo quanto deciso nei giorni scorsi dalle autorità locali di Belfast, competenti sull'emergenza coronavirus in forza dei poteri della devolution al pari di quelle delle altri nazioni minoritarie del Regno Unito (Scozia e Galles).
La misura, suggerita da un trend di contagi tornato a essere superiore a quello dell’Inghilterra dopo l’adozione di strategie recenti in parte diverse, prevede la chiusura di tutti i negozi non essenziali (con supermercati aperti e minimarket alimentari fino alle 20), di ristoranti e pub salvo che per l’asporto, dei servizi pubblici non forniti a distanza, dei saloni di bellezza e simili, di palestre, piscine e altri impianti sportivi, di tutti i luoghi d’intrattenimento e di quelli di preghiera se non per funerali e matrimoni con tetto di presenze.
Tornano inoltre in vigore il divieto secco dei contatti sociali fra non conviventi e una stretta sul lavoro da casa; l'unica differenza sostanziale col confinamento di primavera riguarda le scuole, che restano aperte. L’Irlanda del Nord - come il Galles a guida laburista - aveva tentato una strategia diversa di contenimento della seconda ondata di Covid oltre un mese fa, rispetto a quanto deciso dal governo conservatore centrale di Boris Johnson per l’Inghilterra, nazione dominante del Regno.
Aveva infatti puntato a un primo cosiddetto 'circuit breaker' - un lockdown di fatto - limitato a due settimane sin da fine ottobre, per poi tornare a una maggiore normalità. Mentre l’Inghilterra aveva atteso l’inizio di novembre per passare da un sistema di restrizioni locali a un lockdown nazionale bis di 4 settimane, in scadenza ora il 2 dicembre e destinato peraltro a essere sostituito su un nuovo schema allerte regionali (gialla, arancione o rossa) rafforzate.
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