Si espande a livello nazionale l'allarme di un’espansione dell’influenza aviaria in Giappone, quando il Paese si trova nel mezzo della pandemia di coronavirus, con il ministero dell’Agricoltura che invita tutte le 47 prefetture dell’arcipelago a condurre ispezioni accurate nelle fattorie regionali e ad aggiornare le autorità predisposte. Gran parte dei casi considerati ad alta patogenicità, erano stati rilevati fino ad ora nel Giappone sud occidentale. Di recente, tuttavia, il virus è stato rinvenuto nelle feci di due uccelli selvatici nell’Hokkaido, la prefettura nell’estremo nord, e adesso gli esperti medici concordano sul rischio potenziale di una diffusione dell’agente patogeno sull'intero territorio nazionale. Ad oggi sono stati abbattuti circa 2,5 milioni di polli in poco più di un mese, una cifra che supera il record di 1,83, milioni di animali soppressi nell’ultima infezione stagionale verificatasi nel 2010. Un numero soggetto ad aumentare dopo l'ultima segnalazione di una fattoria nella prefettura a ovest di Okayama, nella giornata di ieri, e l’inizio di un altro abbattimento di massa, pari a 646 mila unità. Il ministero nipponico ha spiegato che le misure non impatteranno sul mercato delle uova e l’approvvigionamento di carne, perché i 280 milioni di polli da allevamento presenti nel Paese sono sufficienti a garantire la domanda. Il professore di Scienza veterinaria dell’Università dell’Hokkaido, Yoshihiro Sakoda, ha riferito che si tratta di una diffusione del virus senza precedenti nell’ambiente naturale, e che «sebbene ci possano essere differenze sul tipo di intensità, il rischio di infezione potrebbe riguardare l’intero territorio dell’arcipelago». La presenza del virus è stata riscontrata per la prima volta il 5 novembre scorso in una fattoria di Mitoyo, nella prefettura di Kagawa, estendendosi in pochi giorni a Fukuoka e Hyogo. Ad oggi il virus si è diffuso in 22 fattorie in nove diverse prefetture del Paese.