Lunedì 23 Dicembre 2024

Paradosso di Putin: veleno a Navalny? Se fossimo stati noi sarebbe morto

Navalny e Covid. A sintetizzare la tradizionale conferenza stampa di fine anno di Vladimir Putin - arduo mestiere: lo zar ha parlato senza sosta per 4 ore e 34 minuti - questi sono i due temi che più saltano all’occhio. Sul principe degli oppositori, in particolare, Putin è stato feroce. Il «paziente berlinese» (Putin non chiama mai Navalny per nome) è stato bollato infatti come un collaboratore dell’intelligence Usa (c'è l’America dietro le sue inchieste) ed è per questo che i servizi russi «lo pedinavano». «Ma non per questo lo abbiamo avvelenato», ha detto Putin con un ghigno. «Anche perché in quel caso avremmo finito il lavoro».

Putin:  Cia e Usa  i «mandanti» delle fake

La conferenza stampa - per l’occasione organizzata in videoconferenza dalla residenza di campagna di Novo-Ogaryovo, dove sono stati ammessi alcuni giornalisti 'dal vivò previa stretta quarantena in loco di oltre due settimane - è caduta pochi giorni dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Bellingcat sulle trame dell’FSB. Lo scoop ha mostrato come i servizi eredi del KGB fossero da anni alle calcagna del padre del Fondo Anti-Corruzione e una squadra fosse presente a Tomsk proprio quando Navalny si è sentito male. Ma Putin ha liquidato l'inchiesta come «un trucco», un modo per legittimare «i materiali dei servizi segreti americani». Lo stesso Navalny, prima della conferenza, aveva messo le mani avanti e aveva detto di essersi già organizzato "con i popcorn": «Sul tentativo di omicidio organizzato contro di me per ordine suo tacerà oppure mentirà sfacciatamente», ha scritto sul suo blog. Ecco, zitto Putin non è stato. Anzi, ha anche accusato Cia e dipartimento di Stato Usa di essere i «mandanti» delle fake news pubblicate recentemente su di lui e sulla sua famiglia (ovvero una serie di articoli sulle strane ricchezze di persone vicine al presidente russo, come l’ex genero Kirill Shamalov o Svetlana Krivonogikh, indicata come ex amante di Putin).

"La Russia sul coronavirus  ha fatto meglio di altri Paesi"

«L'obiettivo è chiaro: la vendetta, influenzare l’opinione pubblica del nostro Paese». Lo zar ha però anche offerto un ramoscello di ulivo al presidente eletto Joe Biden, con il quale spera di poter "risolvere tutti i problemi emersi, o almeno alcuni di essi», in primis il tema del controllo degli armamenti, magari partendo dal New Start, ormai in via di scadenza. Politica estera a parte, nell’anno del Covid-19 l’attenzione non poteva che essere centrata sulla pandemia e sulle misure adottate per contenerla. «La Russia - ha gonfiato il petto Putin - ha fatto meglio di altri Paesi del mondo, compresi gli Usa e i la maggiori nazioni europee: la contrazione del Pil si fermerà ad esempio al -3,6%». Infine non poteva mancare l’apologia del vaccino Sputnik V. «E' sicuro ed efficace, siamo stati i primi a registrarlo. Non a caso un brand globale come AstraZeneca è pronta a lavorare con noi. Sono felice, il risultato sarà positivo per i russi e per il resto del pianeta». Alla domanda sul perché allora non si sia ancora vaccinato, Putin ha spiegato di non poterlo fare perché ha più di «60 anni». «Non appena le linee guida lo renderanno possibile, lo farò», ha assicurato.

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