Lunedì 23 Dicembre 2024

Alexey Navalny arrestato a Mosca. Biden: "Liberatelo" - VIDEO

Alexei Navalny con la moglie Yulia

Alexey Navalny è rientrato in Russia. Come aveva promesso. E gli agenti del nucleo operativo del Servizio Penitenziario Federale lo hanno preso ieri in consegna al varco passaporti dello scalo di Sheremetyevo, come da programma. Dunque nessuna sorpresa, tranne il dirottamento del volo all’ultimo miglio (sarebbe dovuto atterrare a Vnukovo). "Questa è casa mia, sono felice di essere qui», ha detto a internet unificata poco prima del fermo. «Io non ho paura e non dovete averne nemmeno voi». Il fermo del più importante avversario di Vladimir Putin ha provocato le proteste internazionali, come quella di Joe Biden, che ha subito cambiato marcia rispetto a Donald Trump nei rapporti con Mosca. Il Navalny-day, a cinque mesi dall’avvelenamento, si è concluso in modo familiare per il principe degli oppositori russi, che ormai entra ed esce dalle patrie galere con dimestichezza. La giornata potrebbe però rivelarsi campale, a seconda di come si evolverà la situazione nei prossimi giorni. A bordo del volo Pobeda (vittoria, in russo) decollato da Berlino oltre ad Alexey e alla moglie Yulia c'erano decine di giornalisti, che hanno trasmesso in diretta ogni singolo passo della coppia più celebre del web russo.

 

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«Ragazzo, portaci la vodka: stiamo tornano a casa», ha esordito Yulia prima del decollo in un video postato sull'Instagram del marito (oltre 2 milioni di visualizzazioni in poche ore). Ad attenderli, a Vnukovo, c'era un nutrito gruppo di sostenitori - circa 300 persone - più un bel drappello di colleghi e amici (tra cui il fratello Oleg). Le autorità avevano avvertito che non avrebbero tollerato un 'circò al terminal degli arrivi e così è stato. La polizia, in assetto antisommossa, ha iniziato a sgomberare supporter e media - "fascisti!" gridava la folla - quindi ha sbattuto sulle camionette i volti più noti dell’entourage navalniano (tra cui l'avvocata Lybov Sobol, nonché lo stesso Oleg). In tutto, secondo la ong OVDinfo, almeno 60 persone sono state fermate dalla polizia. Ma siccome un bel manipolo d’irriducibili si è di fatto accampato fuori dal terminal (sfidando i -25 gradi di una serata polare) qualcuno, evidentemente, ha deciso di semplificarsi la vita. E ha ordinato al volo di Navalny di atterrare a Sheremetyevo. Che qualcosa bollisse in pentola lo si era capito dalla strana traiettoria del jet descritta dal popolare sito di tracking Flightradar24. La fase di atterraggio è stata monitorata da quasi 500 mila utenti, tanto che lo stesso Flightradar24 ha twittato uno screenshot per gli increduli (sono numeri enormi). Ad attendere i passeggeri, non il finger ma il bus navetta. Alexey, Yulia e il codazzo di reporter sono saliti sul primo arrivato e si sono diretti verso il terminal D, dove Navalny ha tenuto una specie di conferenza stampa improvvisata, a pochi passi dalla frontiera. Vuoi vedere che... ma no, la trama si è svolta come da copione pochi istanti dopo, quando gli agenti di polizia lo hanno bloccato ai controlli. «Alexey Navalny è stato condannato alla sospensione condizionale della pena ed è stato inserito nella lista dei ricercati il 29 dicembre 2020 per molteplici violazioni del periodo di prova», recitava una laconica nota del FSIN. «Ora sarà trattenuto fino alla decisione del tribunale». Che potrebbe comminargli oltre tre anni di carcere. «È tutto fabbricato ad arte, la Corte di Strasburgo mi ha già dato ragione», ha messo le mani avanti Navalny al terminal D. I suoi però lamentano che il suo avvocato non ha potuto seguirlo dopo l’arresto, e al momento non si sa dove sia. Certo, ora il gioco, se possibile, si fa ancora più duro, per lui ma anche per il Cremlino, che rischia così di trasformare il crociato contro la corruzione in una sorta di Nelson Mandela in salsa russa. «Sono molto grata a tutti voi per essere venuti. Hanno così paura di Alexey che hanno paralizzato quasi tutti i voli di Mosca stasera, semplicemente a causa di un uomo che è tornato nella sua patria», ha detto Yulia dopo il controllo passaporti. "La cosa più importante di oggi è ciò che ha detto Alexey: non abbiate paura». Ieri in serata sono arrivate le prime proteste dall’Europa. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha definito "inaccettabile» l’arresto di Navalny chiedendone l’immediato rilasciato, così come l’Alto Rappresentante Joseph Borrell. Anche l’Italia ha sollecitato la sua liberazione ed il «rispetto dei suoi diritti": il suo arresto è un fatto «molto grave», ha detto chiaramente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Mentre la Lituania ha già avanzato la proposta di nuove sanzioni europee contro Mosca. Un altolà a Mosca è arrivato anche da Washington, ma non da Trump, quanto da Biden. A sottolineare che il prossimo presidente americano sarà molto meno accomodante con Putin rispetto al predecessore. Le parole affidate al suo consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, non lasciano spazio a fraintendimenti: «I responsabili del vergognoso attacco alla vita di Navalny devono essere perseguiti. Gli attacchi del Cremlino contro di lui non sono solo una violazione dei diritti umani, ma anche un affronto al popolo russo che vuole che la propria voce sia ascoltata».

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