Corinna Larsen, già amante dell’ex re di Spagna Juan Carlos, ha dichiarato di essersi sentita «minacciata» dal generale Felix Sanz Roldan, allora capo dei servizi segreti spagnoli, nel maggio del 2012 dopo la fine della sua relazione con il sovrano. La donna ha deposto, collegata in videoconferenza da Londra, nel processo per diffamazione intentato da Sanz Roldan contro l’ex agente di polizia, Josè Manuel Villarejo, che in un’intervista televisiva del 2017 lo aveva accusato proprio di aver minacciato la vita della Larsen. Davanti ai giudici, la donna, nota anche con il nome di Corinna zu Sayn-Wittgenstein, ha detto che nell’aprile del 2012 le fu chiesto di lasciare per 5 giorni la sua casa e il suo ufficio a Monaco in modo che potessero essere «spazzati» da che agenti di una società di sicurezza che agirebbe per conto dell’intelligence spagnola. Convinta che gli agenti volessero cancellare file del suo computer e installare apparecchiature di sorveglianza, Larsen se lamentò con il re. Un mese dopo, Sanz Roldan si recò a Londra per incotrarla. Nel loro colloquio all’hotel Connaught, ha riferito Larsen ai giudici, «il generale ha spiegato varie condizioni, istruzioni e raccomandazioni che dovrei seguire. Ha detto che se non li avessi seguiti, non poteva garantire la mia sicurezza fisica o quella fisica dei miei figli». Quelle parole, ha aggiunto, «ovviamente mi terrorizzavano. Penso che chiunque sarebbe terrorizzato. Il fatto che il capo dei servizi segreti spagnoli si sia recato a Londra per incontrarmi è stato agghiacciante di per sè». Rientrata poi nella sua casa di Villars-sur-Ollon in Svizzera, Larsen ha affermato di avervi scoperto che una copia di un libro sulla morte della principessa Diana, lasciata sul suo tavolino da caffè, e di aver ricevuto una telefonata in cui uno sconosciuto le ha detto in spagnolo che ci sono «molti tunnel tra Monaco e Nizza». Sanz Roldan ha confermato di essere andato a Londra nel maggio 2012, e che ciò è di pubblico dominio, ma non ha specificato le ragioni del viaggio appellandosi al segretezza del suo lavoro come capo dei servizi. L’ufficiale ha però negato di aver minacciato la Larse: «Non ho mai, mai minacciato una donna o un bambino, mai», ha detto alla Corte.