Bambini sono stati decapitati nella provincia di Cabo Delgado, nel nord-est del Mozambico, da miliziani islamisti. Lo ha denunciato Save the Children, lanciando l’allarme per una crisi che «è cresciuta ma è stata grossolanamente trascurata» dal mondo, alle prese con l’epidemia di Covid.
Oltre 2.600 persone sono state uccise (la metà civili) e quasi 670 mila hanno dovuto abbandonare le proprie case dall’avvio nel 2017 degli attacchi dei miliziani jihadisti, legati all’Isis. «La situazione è seriamente peggiorata negli ultimi 12 mesi, con un’escalation di attacchi ai villaggi», ha sottolineato l’organizzazione umanitaria che si è detta «indignata e profondamente rattristata» dal fatto che «i bambini siano presi di mira in questo conflitto».
Una madre ha raccontato della brutale uccisione del figlio 12enne davanti ai suoi occhi mentre si nascondeva con gli altri tre figli durante un attacco al suo villaggio: «Abbiamo tentato di scappare nella foresta ma hanno preso il mio figlio maggiore e lo hanno decapitato. Non abbiamo potuto fare nulla perchè ci avrebbero ucciso anche a noi». Un’altra madre ha perso il figlio di 11 anni per mano degli islamisti e insieme agli altri tre figli ha cercato rifugio a casa del padre, ma anche quel villaggio è stato attaccato, e tutti insieme sono scappati dal fratello.
Oltre agli assalti dei jihadisti, la provincia di Cabo Delgado è stata duramente colpita dal ciclone Kenneth nel 2019 e da massicce alluvioni nel 2020 e sta ancora cercando di riprendersi. Save the Children sta lavorando per «rispondere ai bisogni urgenti dei bambini e delle loro famiglie colpite dal conflitto e dal ciclone": finora «ha raggiunto oltre 70 mila persone, compresi 50 mila bambini, con programmi di istruzione, protezione, salute (incluse misure Covid-19), acqua e servizi igienici».
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