Il mondo tira un sospiro di sollievo: dopo sei giorni, il portacontainer gigante Ever Given che da martedì bloccava completamente il Canale di Suez è stato rimesso in navigazione e una delle vie d’acqua più importanti del mondo è stata riaperta. Ci vorranno ancora giorni per smaltire l’ingorgo di 400 navi creato dall’insabbiamento del mastodonte dei mari, ma è finito l’incubo di un prolungamento delle operazioni di disincaglio che avrebbe colpito ancor più duramente il commercio mondiale continuando a bloccare un valore di quasi dieci miliardi di dollari al giorno. La svolta è avvenuta poco dopo le 15, quando il cargo battente bandiera panamense, lungo 400 metri e con un carico di 18.300 container alto come un palazzo di 15-20 piani, è tornato a navigare. Sfruttando un’alta marea coincisa con una "superluna", già nella notte il portacontainer era stato raddrizzato per l’80%. A causa di una tempesta di sabbia ed errori umani da accertare, martedì scorso la sua prua si era ficcata su un lato del canale arrivando a lasciare uno spazio di soli quattro metri sull'altro. Ma, grazie al lavoro di 13 rimorchiatori, la poppa è stata riportata a 102 metri dalla riva. Poi si è puntato sulla marea delle 11.30, fra i patemi creati dal capo della società olandese che ha partecipato al disincaglio, Peter Berdowski, il quale aveva avvertito che la vera «sfida» era sbloccare la prua. Cosa poi avvenuta col contributo anche di un rimorchiatore italiano, quello di altura 'Carlo Magnò, che ha lavorato tirando la poppa. Per rimettere in navigazione il portacointainer della classe "megaship" è stato necessario dragare in questi giorni 30 mila tonnellate di sabbia dal fondo del canale. A soli 1,5 nodi, scortato da rimorchiatori fra ululati di sirene, il cargo da 224 mila tonnellate è stato tolto di mezzo parcheggiandolo in un bacino interno al canale per sottoporlo a revisione. Dopo l’annuncio della ripresa della navigazione già per questa sera, il capo dell’Authority del Canale di Suez, l'ammiraglio Osama Rabie, ha previsto che ci vorranno «tre e giorni e mezzo» per smaltire l’ingorgo di navi che vogliono sfruttare lo stretto che collega Europa e Asia evitando di dover perdere 10-14 giorni e centinaia di migliaia di dollari in più per fare i 5.000 km del periplo dell’Africa. Un esodo numericamente non precisabile ma che media specializzati avevano dato già per iniziato. Il colosso del trasporto marittimo danese Maersk alla vigilia della svolta aveva previsto uno smaltimento lungo «fra tre e sei giorni» mentre la società di elaborazione dati Refinitiv ne stima più di dieci. Ci vorranno settimane e forse mesi per riassorbire contraccolpi del blocco nell’industria del trasporto navale, aveva avvertito ancora Maersk. Ad ogni modo, dopo la notizia della riapertura del canale sono migliorate le principali borse europee nonostante la pandemia e il petrolio è sceso dello 0,5% a 60,6 dollari al barile. Del resto per Suez passa il 12% del commercio mondiale e circa il 30% dei container in movimento via mare sul pianeta. Per l’Italia era in gioco il 40% di tutto l’import-export marittimo. Poco prima dello sblocco, l’agenzia di rating Fitch aveva prospettato danni per centinaia di milioni di euro per le compagnie di riassicurazione. Lo sblocco ha consentito al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi di celebrare «l'enorme complessità tecnica» dell’impresa ricordando, con toni nazionalistici, che gli egiziani «hanno scavato» il canale «con i corpi dei loro antenati» e lo hanno «difeso con le anime dei loro padri» nella guerra dei Sei giorni del 1967.