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Talco e cancro, respinto il ricorso di Johnson & Johnson: dovrà pagare 2,1 mld di dollari

I saggi respingono l’appello,resta invariata precedente sentenza

Schiaffo della Corte Suprema a Johnson & Johnson, che dovrà pagare 2,1 miliardi di dollari in danni a 20 donne che l’hanno accusata di aver sviluppato un cancro alle ovaie in seguito alla presenza di absteto (amianto) nel suo talco. I saggi americani hanno infatti respinto l'appello della società, lasciando di fatto invariata la sanzione comminata da una corte di appello del Missouri. «La decisione della Corte di non rivedere il caso lascia irrisolte significative questioni legali che le corti statali e federali continueranno a dover affrontare», afferma Johnson & Johnson commentano la presa posizione dei saggi americani e ribadendo che «decenni di valutazioni scientifiche indipendenti hanno confermato che il talco è sicuro, non contiene absesto e non causa il cancro».

Soddisfatte invece le donne al centro del provvedimento: l’azione dei saggi «invia un messaggio chiaro ai ricchi e potenti: nel nostro sistema di giustizia sarete ritenuti responsabili se causate seri danni», afferma uno dei legali che le ha rappresentate. Il caso arrivato alla Corte Suprema risale al 2018, quando una giuria ha dato ragione a 22 donne che accusavano la società, stabilendo un risarcimento di 25 milioni ciascuna e danni puntivi per 4,14 miliardi di dollari.

Lo scorso anno un appello di Johnson & Johnson è stato rigettato da un tribunale statale del Missouri

Il verdetto è stato poi rivisto dalla corte di appello del Missouri e ridotto a 2,1 miliardi, con due delle donne rimosse per motivi di giurisdizione. Lo scorso anno un appello di Johnson & Johnson è stato rigettato da un tribunale statale del Missouri, consentendo al caso di approdare alla Corte Suprema. Davanti i saggi le donne accusatrici sono state rappresentate, fra gli altri, dal legale Kenneth Starr, passato alla storia per aver inquisito Bill Clinton, facendolo mettere sotto impeachment. Nei documenti depositati in aprile ai saggi, Starr ha affermato che Johnson & Johnson «sapeva da decenni che il suo talco conteneva absesto» e si è lanciata in un’operazione per «insabbiarlo durata decenni». Da qui l’invito alla Corte a non ascoltare un appello senza merito. La società ha invece spiegato ai saggi che il processo non è stato corretto e che i danni punitivi decisi erano in violazione del suo diritto costituzionale al giusto processo. Ma le motivazioni di Johnson & Johnson non hanno soddisfatto la Corte Suprema. La società ha accantonato nel 2020 circa 4 miliardi per le spese legali, legate soprattutto al talco. E l’incertezza su come si risolveranno le varie dispute ancora in corso in vari tribunali americani preoccupa gli investitori e penalizza il titolo Johnson & Johnson, che a Wall Street perde l’1,86%.

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