Incrementi "continui e irreversibili" dell’aumento del livello del mare sono "fonte di preoccupazione" per le conseguenze sulle coste: «particolare attenzione riguarda il caso di Venezia». Qui è in atto un combinato disposto di aumento del livello del mare e abbassamento del terreno: il tasso di crescita medio è di 2,53 millimetri all’anno nel lungo periodo (1872-2019) ma il valore raddoppia e passa a 5,34 millimetri all’anno prendendo in esame l’ultimo periodo (1993-2019). A dirlo il primo studio sul monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia, presentato dal Sistema nazionale protezione ambiente (Snpa).
Attualmente circa 267 milioni di persone vivono su un terreno a meno di due metri sul livello del mare, a rischio di inondazioni in caso di innalzamento delle acque. E 410 milioni di individui entro il 2100 potrebbero essere esposte allo stesso pericolo a causa del cambiamento climatico. L’allarmante stima è il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati di Deltares, un istituto di ricerca indipendente nei Paesi Bassi, che hanno utilizzato misurazioni satellitari per modellare il terreno di pianura a livello globale e determinare le regioni a maggior rischio di inondazione.
Il team, guidato da Aljosja Hooijer, sottolinea che in molte parti del mondo non vi è un’adeguata disponibilità dei dati di elevazione del terreno, per cui la previsione del rischio non risulta ancora accurata. Utilizzando il Light Detection and Ranging (LiDAR), gli autori hanno scoperto che lo scorso anno 267 milioni di persone vivono in ambienti a meno di due metri dal livello del mare. Il 62 per cento di questi luoghi si trova nei tropici e la più grande estensione di terra a rischio è in Indonesia. Ipotizzando uno scenario con crescita zero della popolazione e innalzamento del livello del mare di un metro, gli studiosi hanno valutato che entro il 2100, in 410 milioni di persone potrebbero trovarsi a meno di due metri dal livello del mare. Sebbene queste stime siano caratterizzate da incertezza intrinseca, gli scienziati sottolineano che questo lavoro evidenzia la necessità di pianificazione territoriale, specialmente nelle regioni asiatiche e tropicali a maggior rischio.
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