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Talebani: "Se Usa restano reagiremo". Ma Johnson chiederà a Biden di continuare

"Il presidente Biden ha annunciato che il 31 agosto avrebbe ritirato tutte le truppe americane. Quindi se estendono il limite significa che stanno estendendo l’occupazione e non ce n'è bisogno"

Il fermo immagine preso da Al Jazeera mostra i talebani all'interno del palazzo presidenziale a Kabul

Uno dei più temuti leader talebani, quel Khali Ur-Rahman Haqqani che gli Stati Uniti e l’Onu considerano un "terrorista globale" e sul quale pende da 10 anni una taglia Usa da 5 milioni di dollari, si unisce ai portavoce del movimento che dalla presa di potere in Afghanistan stanno cercando di modificare la loro terribile immagine.

Haqqani: afghani non partite, nessuna ostilità

In un’intervista al canale tv qatarino Al Jazeera, Haqqani fa un appello agli afghani chiedendo di non partire, spiegando che il motivo dell’ostilità dei talebani "era l’occupazione: c'era una superpotenza che veniva dall’esterno per dividerci. Ci hanno imposto una guerra. Non abbiamo ostilità con nessuno, siamo tutti afghani".

"Se siamo riusciti a sconfiggere le superpotenze - ha aggiunto - sicuramente possiamo fornire sicurezza al popolo afghano", ha detto Haqqani, che è fra l’altro un veterano della guerra contro i sovietici.

Haqqani ha poi ricordato i recenti incontri con l’ex presidente Karzai, con Abdullah Abdullah, un membro della resistenza contro il governo iniziale dei talebani negli anni '90, e con Gul Agha Sherzai, l’ex ministro dei confini e degli affari tribali, in segno della disponibilità dei talebani a mettere insieme tutti gli afghani.

"Karzai è stato in guerra con noi per 13 anni, ma alla fine abbiamo assicurato anche a lui la sua sicurezza, ha detto". Haqqani ha aggiunto che la sicurezza sarà garantita "a tutte le persone che hanno lasciato il Paese", a partire dall’ex presidente Ghani, e che il movimento è al lavoro per convincere gli afghani a non fuggire, ma l’impresa è resa difficile dalle notizie infondate di abusi e violenze: "il mondo intero cerca di ingannare gli afghani". "Non possiamo costruire l’Afghanistan dall’esterno", ha concluso rivolgendosi a chi vuole partire. "Gli estranei non possono costruire la nazione per noi. Tutto quello che hanno fatto è distruggerlo".

Talebani, se Usa restano dopo il 31 reagiremo

"Se gli Stati o la Gran Bretagna cercheranno di guadagnare tempo per continuare le evacuazioni dall’Afghanistan ci saranno delle conseguenze". Lo ha detto Suhail Shaheen, uno dei portavoce dei talebani e membro del team di negoziazione del gruppo in un’intervista a Skynews a Doha. "Il presidente Biden ha annunciato che il 31 agosto avrebbe ritirato tutte le truppe americane. Quindi se estendono il limite significa che stanno estendendo l’occupazione e non ce n'è bisogno", ha detto ancora il portavoce dei talebani ribadendo che se "l'intenzione è continuare ad occupare l'Afghanistan si romperà la fiducia e ci sarà una reazione".

Ma Johnson chiederà a Biden di restare oltre

Al vertice del G7 di domani il premier britannico Boris Johnson farà pressioni sul presidente americano Joe Biden per posticipare il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan oltre il 31 agosto così che possano continuare le evacuazioni di civili dall’aeroporto di Kabul. Lo riferiscono i media britannici.

La propaganda talebana

"Con hijab, a donne stessi diritti che in Occidente"

"Le donne non perderanno alcun diritto. Solo se non indossano l’hijab... Ma con l’hijab avranno gli stessi diritti che hanno le donne nei vostri Paesi". Lo sostiene Suhail Shaheen, uno dei portavoce dei talebani e membro del team di negoziazione del gruppo in un’intervista a Skynews. Incalzato sulla questione della condizione femminile il rappresentante dei talebani insiste che "le insegnanti hanno ripreso a lavorare in questi giorni, così come le giornaliste tv".

"Rastrellamenti porta a porta? Fake news"

Le notizie secondo le quali i talebani cercano nelle case attivisti e collaboratori delle forze occidentali per minacciarli o ucciderli sono "fake news". Lo sostiene Suhail Shaheen, uno dei portavoce dei talebani e membro del team di negoziazione del gruppo in un’intervista a Skynews. "Posso assicurare che ci sono molte notizie diffuse dai nostri avversari che non sono basate sulla realtà", ha detto. Quanto alla situazione drammatica all’aeroporto di Kabul con migliaia di persone che cercano di lasciare il Paese Shaheen sminuisce la questione bollandola come "migrazione economica". "Non hanno paura. Vogliono vivere in Occidente perché l'Afghanistan è un paese povero e il 70% della popolazione afghana vive sotto la soglia della povertà. Vogliono stabilirsi nei paesi occidentali per avere una vita prospera", sostiene il portavoce.

La resistenza afghana

Massud, parliamo coi talebani ma nessuna resa

Non si arrende il leader della resistenza anti talebana del Panshir (Afghanistan), Ahmad Massud, che in un’intervistata riportata da La Repubblica afferma: "Abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra, e io sono più determinato che mai". Di recente il leader dei talebani Haqqani aveva dichiarato che Massud si stava ritirando, ma "è solo propaganda", replica il combattente, "non se ne parla di abbandonare la lotta; anzi, la nostra resistenza, qui nel Panshir, è appena iniziata".

"Preferirei morire, piuttosto che arrendermi. Sono figlio di Ahmad Shah Massud: 'resa' è una parola che non esiste nel mio dizionario". 32 anni, figlio del leader della resistenza anti sovietica e anti talebana Ahmad Shah, dalla valle del Panshir Massud lotta per la libertà dell’Afghanistan. In quella regione si è rifugiato dopo avere abbandonato la capitale Kabul. Dice sì al dialogo con i nemici, ma nessuna resa.

"Parlare, è una cosa. Parlare si può. In qualsiasi guerra si parla", afferma Massud, per il quale però arrendersi è un’altra cosa. Bisogna parlare "perché io sono un uomo di pace e voglio il bene del mio popolo", ma "non accetterò mai una pace imposta, il cui unico merito sia l’apporto di stabilità". Per il leader è stato commesso un "errore clamoroso" dagli americani, "coloro a cui, fino a otto giorni fa, a Kabul, ho chiesto armi e me le hanno negate. E quelle armi, quell'artiglieria, gli elicotteri, i carri armati di fabbricazione americana, oggi sono finiti proprio nelle mani dei talebani". Massud assicura che "migliaia di uomini stanno per unirsi a noi" arrivando con tutti i mezzi dalle altre regioni.

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