L’origine della pandemia continua a far discutere. Secondo una revisione critica in corso di pubblicazione definitiva sulla rivista Cell, lo scenario di una iniziale trasmissione da un animale infetto all’uomo del virus è molto più probabile rispetto a quello secondo cui la nuova malattia sarebbe originata da un incidente di laboratorio.
Nella revisione di 21 esperti si evidenzia come le mappe che individuano le posizioni geografiche della prima ondata di casi Covid-19 nel dicembre 2019 mostrino che inizialmente sono emersi vicino al sito del mercato ittico all’ingrosso di Huanan a Wuhan, così come ad altri mercati segnalati per il commercio di animali vivi. Nelle settimane successive si sono irradiati verso l’esterno. Questi casi sono stati seguiti da morti in eccesso nel gennaio 2020 e anche i decessi sono stati inizialmente localizzati vicino ai mercati di animali.
«Vi è invece scarsa evidenza di prove a supporto di un incidente in laboratorio. L’istituto di virologia di Wuhan è a una certa distanza dai mercati di animali vivi. Nessuno dei primissimi casi documentati o decessi si trovava vicino all’istituto o è stato segnalato come correlato al personale del laboratorio. E non ci sono prove che i ricercatori abbiano lavorato con Sars-CoV-2 né un virus strettamente correlato», scrivono i ricercatori.
Un argomento ricorrente nella teoria della fuga dal laboratorio è che il virus trasporta un breve codice genetico specifico che a volte viene ingegnerizzato in prodotti di laboratorio, chiamato sito di scissione della furina. I ricercatori hanno precedentemente analizzato sequenze genetiche di più coronavirus e scoperto che il codice in questione è comune tra di loro. Gli autori della revisione hanno inoltre determinato che il codice specifico nel Sars-CoV-2 è imperfetto e quindi non svolgerebbe bene la sua funzione. L’esame della sequenza del virus, inoltre, non ha rivelato altri potenziali segni di manipolazione deliberata. «Non possiamo escludere la possibilità di un incidente di laboratorio. Non può essere respinta del tutto, ma è altamente improbabile – conclude Stephen Goldstein, dell’Università dello Utah - non ci sono prove in questo momento»
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