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Attentato a Kabul, kamikaze si fa esplodere nei pressi dell'aeroporto. Oltre 100 i morti

Due grandi esplosioni all’aeroporto di Kabul. Numerose fonti riferiscono che la prima delle due, dovuta a un «attacco suicida», avvenuta all’esterno dello scalo, mentre la seconda deflagrazione ha avuto come obiettivo l’Hotel Baron, che ospita i cittadini Usa in attesa di evacuazione.

Non è chiaro se l’esplosione sia avvenuta successivamente o contemporaneamente a quella all’ingresso Nord dell’aeroporto che ha causato almeno 100 morti (tra questi ci sarebbero dei bambini) e 150 feriti. Il Pentagono ha confermato che il numero di militari statunitensi uccisi nell’attentato all’aeroporto di Kabul è salito a 13 mentre i feriti sarebbero 18. «Un tredicesimo membro delle forze statunitensi è morto per le ferite riportate in seguito dell’attacco all’Abbey Gate», ha affermato il capitano Bill Urban, portavoce del Comando centrale in un comunicato.

L’ingresso Nord dell’aeroporto conduce all’area dove vengono gestite anche le evacuazioni verso il Regno Unito. Gli Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia avevano avvertito poche ore prima i loro cittadini di allontanarsi dall’aeroporto a causa del pericolo di un imminente attentato dell’Isis. Secondo diversi media internazionali, si è trattato di un attacco suicida seguito da una violenta sparatoria.

L'attentato

L’attentato è stato compiuto da un uomo che si è fatto esplodere in una zona chiamata "il canale". Si tratta di un’area appena fuori lo scalo dove migliaia e migliaia di persone aspettano che i loro documenti vengano esaminati. In questa zona operano principalmente le truppe britanniche. Tutti i gate dell’aeroporto di Kabul, dove da giorni venivano controllati i documenti di migliaia di civili in fuga dall’Afghanistan, sono stati chiusi dopo l'attentato suicida.

Il proprietario dell’hotel Baron Kabul, nei pressi del quale si è verificata la prima delle due esplosioni che hanno colpito l’area dell’aeroporto Hamid Karzai, assicura che non ci sono stati danni né feriti nell’edificio. Mumtaz Muslim lo ha scritto in inglese sul suo profilo Twitter, seguito da 5 mila persone, aggiungendo un pensiero di cordoglio «per la perdita di vite innocenti».

La rivendicazione dell'Isis

E L’Isis ha rivendicato la responsabilità dell’attacco all’aeroporto di Kabul, secondo l'account del gruppo su Telegram. I «Talebani sono in combutta con gli Usa per far fuggire le spie»: l’Isis rivendica con questo messaggio gli attacchi di Kabul. «Siamo riusciti a eludere la sicurezza imposta dalle truppe Usa e dalle milizie talebane a Kabul e ad arrivare a meno di 5 metri dalle truppe americane», recita il testo dell’agenzia Amaq. L’organizzazione identifica in Abdul Rahman al-Lowgari l’attentatore suicida, mentre restano ignoti i nomi degli altri componenti del commando entrato in azione.

I soccorsi

«Lasciate immediatamente gli ingressi dell’aeroporto»: è stato l’appello lanciato dall’ambasciata Usa a Kabul con l’invito ad evitare l’area. L’ospedale di Emergency sta accogliendo e prestando le prime cure alle persone, oltre 70 tra quelle rimaste ferite e ricoverate. Lo hanno riferito i medici della struttura precisando di aver attivato il protocollo per le "stragi". Fotografie e video dalla zona dell’attentato presso l’aeroporto di Kabul - rilanciate da Al Arabiya e Tolo News - mostrano persone coperte di sangue e ambulanze che le caricano. In altre foto i feriti vengono trasportati su delle carriole.

Nessun italiano è stato coinvolto nell’esplosione presso l’aeroporto di Kabul. Lo fanno sapere fonti dalla Difesa. La deflagrazione è avvenuta in un’area distante da dove stanno operando i militari per le ultime fasi dell’operazione Aquila, che prevede l’evacuazione dei cittadini afghani. Inoltre, le persone all’interno dell’aeroporto di Kabul sono state avvertite di un possibile attacco con razzi contro la struttura e i militari stessi hanno chiesto ai presenti di mettersi al riparo. Lo ha riferito una fonte presente nell’aeroporto alla corrispondente della Bbc Nafiseh Kohnavard. La cronista ha affermato su Twitter che l’allerta è ancora in corso.

Le testimonianze

«Ci sono molti morti vicino a me e il canale è diventato color sangue. Hanno ucciso tre persone davanti ai miei occhi". Lo racconta una ragazza afgana all’aeroporto di Kabul che ha contattato la ong Cospe di Firenze. La ragazza si trova all’aeroporto di Kabul dove c'è stata l’esplosione suicida e fa parte del gruppo di afgani che Cospe segue per farli evacuare dall’Afghanistan in Italia. La ragazza, spiega l’organizzazione, «avrebbe dovuto entrare con il nostro gruppo e che purtroppo è rimasta fuori dal gate durante l’esplosione suicida». La folla, viene spiegato ancora, rimane assiepata per metà del tempo nel canale che separa la strada dall’ingresso vero e proprio all’aeroporto, il «dirty river» di cui viene scritto in molti messaggi che rimbalzano dalla capitale afgana. «E' stato come il giorno del giudizio universale, persone ferite ovunque. Ho visto persone correre con il sangue sui loro volti e sui loro corpi». E’ la testimonianza resa a un redattore di Sky News da un ex interprete per le forze britanniche che stava aspettando all’aeroporto di Kabul un volo di evacuazione con sua moglie e i suoi figli quando sono avvenute le esplosioni. Lo riporta la Bbc.

La reazione dei talebani

Secondo quanto riferito dal portavoce Zabihullah Mujahid a Tolonewsl, i talebani «condannano categoricamente quanto accaduto»  parlando di un «numero imprecisato» di morti. Un giornalista di Kabul ha tradotto e diffuso una dichiarazione in cui si legge che gli americani erano stati informati di un possibile attacco dell’Isis all’aeroporto di Kabul. Lo scrive il Guardian. «I talebani, impegnati con la comunità internazionale, non permetteranno ai terroristi di usare l’Afghanistan come base per le loro operazioni. Sono stati loro stessi ad avvertire le truppe americane di possibili gruppi terroristici come l’Isis», si legge nella dichiarazione di Zabihullah. Intanto, i talebani a Kabul stanno chiedendo agli abitanti di tornare a casa attraverso altoparlanti pubblici dopo l’attentato all’aeroporto della capitale. Lo scrive su Twitter il corrispondente di Russia Today nella capitale afghana raccontando del rumore incessante delle ambulanze che si sente da qualche ora. Il reporter riferisce anche che la linea internet sugli smartphone è fuori uso in tutta la città.

I rapporti ambigui tra Isis e talebani

Nel complesso mosaico di milizie e intrecci tribali che caratterizza l’Afghanistan, l’Isis-Khorasan, il ramo di Daesh nell’Asia centrale, costituisce una grande incognita. Le notizie che giungono da fonti di intelligence sulla formazione terroristica, sorta nel 2015, sono frammentarie e a volte contraddittorie. Non è mai stata pienamente chiarita, ad esempio, l’esatta natura dei rapporti con lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, e ambigue sono le relazioni con i talebani, sulla carta loro nemici giurati.

Secondo l’Onu, l’Isis-Khorasan conta 2.200 miliziani armati concentrati nella provincia montana di Kunar, al confine con il Pakistan. Un contingente composito, dove trovano spazio militanti pashtun pakistani fuggiti dal loro Paese, disertori afghani, estremisti uzbeki e, in numero più limitato, reduci arabi di quello che fu lo Stato islamico siro-iracheno.

Le comunicazioni con le altre filiali del califfato nero, si legge in un’analisi scritta da Thomas Parker per il Washington Institute, sono ormai limitate a messaggi via cellulare e i finanziamenti ridotti a un piccolo rivolo. Più di un analista aveva però affermato che un ritorno dei talebani al potere avrebbe offerto ai terroristi una chance di rialzare la testa. Nonostante l’obiettivo comune di rovesciare il governo di Kabul, talebani e Isis hanno sempre combattuto tra loro per il controllo del territorio.

La lunga campagna di sanguinosi attentati commessi dall’Isis, contro obiettivi sia civili che militari, ha però contribuito a creare nel Paese il clima di instabilità che ha consentito ai talebani di riconquistarne la guida. E gli studenti coranici non si sarebbero limitati a un’occasionale condiscendenza nei confronti dei terroristi. Il tramite tra i due gruppi sarebbe un’altra formazione jihadista, la rete Haqqani, vicinissima ai talebani, che, secondo alcune fonti di intelligence, avrebbe aiutato l’Isis a organizzare e portare a compimento alcuni attacchi contro obiettivi governativi afghani. I talebani potrebbero inoltre avere interesse nel mantenere in vita le cellule locali dell’Isis in modo da poter compiere, di tanto in tanto, strette repressive a loro danno che mostrino alla comunità internazionale un impegno di facciata nella lotta al terrorismo.

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