È polemica nel Regno Unito per la sentenza emessa da un giudice della Teesside Crown Court, nel nord-est dell’Inghilterra, che ha condannato a non più di 4 anni e 8 mesi di carcere il 32enne Sam Pybus, accusato di aver ucciso durante un rapporto sessuale consensuale una donna di 33 anni, Sophie, madre di due figli, facendo pressione sul suo collo fino a strangolarla. Il verdetto è stato denunciato come «un oltraggio» che «non rende giustizia alla gravità del crimine commesso dalla deputata laburista Harriet Harman, in prima fila da anni per i diritti delle donne, e da varie attiviste. Mentre il governo conservatore di Boris Johnson si è impegnato a intervenire attraverso l’ufficio dell’attorney general, guidato dalla ministra Suella Braverman, in modo da attivare le procedure previste per chiedere una revisione dell’epilogo processuale: invocabile secondo lo schema introdotto di recente sul riesame di sentenze relative a reati gravi e di allarme sociale considerate «indebitamente clementi» (Unduly Lenient Sentence scheme). L’uomo si è riconosciuto colpevole durante il processo del reato contestato di omicidio colposo. Ha dichiarato d’aver stretto il collo di Sophie - con cui aveva una relazione clandestina intermittente da oltre un anno - su sua richiesta, giurando che non avrebbe mai voluto nuocerle. Mentre un ex partner della donna ha confermato come la pratica dello strangolamento «di piacere» non le fosse estranea. Le indagini hanno tuttavia certificato anche che Prybus la notte dell’incontro fatale aveva raggiunto la casa dell’amante dopo aver bevuto ben una decina di birre e lasciato che sua moglie si addormentasse. E non fosse quindi verosimilmente presente a se stesso, oltre ad aver ritardato i soccorsi. Un fratello della vittima ha da parte sua contestato le attenuati riconosciute all’imputato, accusandolo di «avere solo approfittato di Sophie».