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Guerra in Ucraina, nessuna avanzata a Est dell'Organizzazione atlantica: impegno tradito

La guerra, in Ucraina, qualcuno l'ha già persa prima di combatterla: la diplomazia. Che non è stata capace di curare una ferita, aperta e purulenta, fin dal 2014. Perché il riassetto geopolitico dell'Europa, uscita sottosopra alla fine della Guerra fredda, nessuno l'ha mai affrontato seriamente. Dunque, Putin ha fatto il pirata e ha attaccato l'Ucraina, dopo che gli Usa sempre più frustrati, lo annunciavano, quotidianamente, da due mesi. Ci ha sorpresi. Lo ritenevamo un abile pokerista e invece ha finito per giocare a zecchinetto pure lui. Gli sarebbe bastato non fare niente, tenere tutti sulla corda e rosolarsi Biden e l'Europa a fuoco lento. Con la sua ambiguità avrebbe spaccato UE, Nato e spirito atlantico. Perché, intendiamoci, qualche piccola ragione ce l'aveva. Non a caso, la Germania si era smarcata. Il Cancelliere Scholz, al di là dei convenevoli d'ordinanza, nel suo incontro con Putin era stato l'unico a dire che «l'adesione di Kiev alla Nato non è in agenda». Ma questa posizione era forse legata al business energetico (i due gasdotti Nord Stream) e al fatto di essere quasi in prima linea, in caso di confronto con Mosca, o c'era dell'altro? No, c'era dell'altro.

In questi giorni, circolano tra gli analisti alcuni vecchi articoli di “Der Spiegel”, che riportano testimonianze di prima mano sulle convulse trattative per la riunificazione della Germania. Diverse personalità sostengono che i tedeschi (e per la proprietà transitiva gli americani) avrebbero offerto ai sovietici (oggi russi) ampie garanzie su un punto in particolare: non sarebbe stato attuato nessun allargamento della Nato verso Est. Il ministro degli Esteri di Bonn dell'epoca, Hans Dietrich Genscher, avrebbe preso l'impegno a non superare questa “linea rossa”. Le stesse rassicurazioni, sembra siano state date a Mikhail Gorbaciov. Anzi, proprio per descrivere il clima particolare di quel periodo, Eduard Sheverdnadze, ministro degli Esteri dell'Urss, in un'intervista a Der Spiegel, afferma che la Germania chiese ripetutamente il sostegno di Mosca per superare le diffidenze degli inglesi e dei francesi. Entrambi, infatti, erano contrari alla riunificazione tedesca e solo Gorbaciov, giocando “di sponda”, riuscì a mettere tutti d'accordo. Addirittura, ci fu un momento in cui, in seguito, Gorbaciov pensò di chiedere l'adesione alla Nato della stessa Unione Sovietica. Fantapolitica? No, un paradosso figlio di un mondo non più bipolare. Ma che per qualcuno, negli Usa, si avviava a essere dominato dal nuovo mantra : “America first”. Insomma, non se ne fece niente. E quando Bill Clinton cominciò a “esportare democrazia”, la distanza con la nuova Russia ridivenne, gradualmente, siderale. Non è un caso se, scrive sempre Der Spiegel, negli anni successivi, anche quando ormai era lontano dal potere, Gorbaciov continuò a sostenere «di essere stato truffato», perché l'Occidente non aveva rispettato un patto tra gentiluomini. La verità è che i tedeschi si erano impegnati in prima persona a garantire il “non allargamento”, col tacito avallo di Washington. Si stavano giocando il tutto per tutto ed erano pronti a qualsiasi concessione politica, oltre a quelle finanziarie, accordate a Mosca. D'altro canto, Genscher era già più che soddisfatto per il via libera concesso dai russi per la completa integrazione nella Nato della nuova Germania riunificata.

Questa commedia degli equivoci (che per certi versi continua ancora oggi) è stata poi interpretata “a soggetto”, senza seguire un copione mai scritto. Der Spiegel, in pratica, accusa l'ex segretario di Stato americano James Baker, di mentire, quando dice che la Casa Bianca non aveva mai pensato di garantire il blocco dell'espansione verso Est della Nato. Nel loro articolo del 26 novembre 2009, Uwe Klussmann, Matthias Schepp e Klaus Wiegrefe, dal titolo “L'Occidente ha infranto la sua promessa a Mosca?”, riportano chiaramente che «il presidente russo Dimitri Medvedev ha accusato l'Occidente di avere infranto la promessa fatta dopo la caduta della cortina di ferro, affermando che l'espansione della Nato nell'Europa orientale ha violato gli impegni presi durante i negoziati sulla riunificazione della Germania«. I tre giornalisti sostengono, nell'articolo, che «documenti recentemente scoperti negli archivi occidentali supportano la posizione russa». In particolare, viene citato l'ambasciatore Usa a Mosca, Jack Matlock, che smentendo Baker, ribadisce il fatto che al Cremlino erano state veramente date assicurazioni sul blocco dell'espansione Nato verso Est. Beh, che dire? Ormai l'attacco di Putin c'è stato. Adesso, Putin potrebbe non accontentarsi solo del Donbass e puntare, invece, ad arrivare fino al fiume Dniepr. Spaccando in due l'Ucraina.

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