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Perché Putin vuole il pagamento del gas in rubli? E cosa rischia l'Europa

Tabarelli, il rischio sono gasdotti chiusi e razionamenti

L’idea di farsi pagare il gas in rubli? Un’uscita maldestra di Putin, segnale della necessità di Mosca di sostenere il rublo, nell’interpretazione più "soft". O, a essere più pessimisti, una nuova escalation della guerra per sanzioni che avvicina l’ipotesi che la Russia, o l’Europa, arrivino a chiudere improvvisamente l’interscambio di gas rischiando il razionamento. La sanzione più 'draconianà presa dall’Occidente dopo l'aggressione russa all’Ucraina - il sequestro di metà delle riserve valutarie russe - trova precedenti nel conflitto con l'Afghanistan di 20 anni fa. L’idea di Putin somiglia a quello che chiese di fare l’Iran pochi anni fa col suo petrolio, che pretendeva fosse pagato in euro anziché dollari, o alla recente richiesta cinese ai sauditi di pagare il petrolio in yuan. Iran e Afghanistan, per dire il livello di deterioramento dei rapporti. A ragionare con l’ANSA dell’ennesimo round delle sanzioni e contro-sanzioni è Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia ed esperto del settore.

L’uscita di Putin, dice Tabarelli, «ha i tratti di misure di epoca sovietica, o di autocrazie con delirio di onnipotenza». Tecnicamente, le aziende importatrici di gas dalla Russia si appoggiano su una banca corrispondente nel Paese che provvede all’accredito (in euro, mentre per il petrolio sono dollari) ai produttori come Gazprom, che ha la sua banca. Un semplice accredito di moneta su conti elettronici. Moneta che però l’Europa non ha nei quantitativi che servirebbero per pagare il gas. Un Paese come l’Italia dovrebbe anzitutto reperire i rubli per pagare i suoi 29 miliardi di metri cubi di gas naturale che arrivano da Mosca: «dovremmo esportare per pari valore verso la Russia, o pagare in oro: la vedo difficile», dice Tabarelli. «Sembra tutto assurdo».

Nei fatti, l’esperto di energia legge nella mossa di Putin "una escalation nelle relazioni commerciali: ho paura che uno dei due, o noi europei o lui, chiuda il tubo". Se la Germania ha immediatamente bollato l’idea del presidente russo come "violazione del contratto», in Italia il consigliere economico di Draghi, Francesco Giavazzi, ha fatto capire che non c'è alcuna intenzione di pagare in rubli, e che l’idea di uno stop all’import dalla Russia non è esclusa a priori. «Si può fare, se vogliamo farci molto male arrivando al razionamento dell’elettricità», dice Tabarelli. Nessuno sa esattamente come finirà: quel che è certo è che Mosca, facendosi pagare in rubli, darebbe sostegno alla sua valuta, di fatto mettendo i compratori di gas nel ruolo che la Banca di Russia svolgerebbe se non fosse stata tagliata fuori dai mercati.

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