Domenica 22 Dicembre 2024

Draghi: Putin non verrà al G20. Il Cremlino replica: non decide il premier italiano

Mario Draghi al G7 in Germania

Dalla Baviera a Madrid. La diplomazia internazionale si è divisa oggi fra gli ultimi scampoli del G7 in Germania e le prime battute al vertice della Nato nella capitale spagnola ma pur cambiando clima e località il tema all’ordine del giorno rimane sempre lo stesso: la guerra in Ucraina e la posizione delle principali potenze economiche e dell’Alleanza Atlantica nei confronti di Mosca. Il tavolo dei lavori ad Elmau si è concluso con la garanzia del massimo sostegno a Kiev e l’invito alla Cina perché faccia "pressione sulla Russia affinché cessi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue truppe" dall’Ucraina. E’ quanto si legge nel comunicato finale delle "sette" economie più industrializzate. Nel documento si sottolinea allo stesso tempo la necessità di continuare a "cooperare" con Pechino "sulle sfide globali, come il clima, la biodiversità e altri importanti temi multilaterali". Nella stessa dichiarazione, il G7 conferma di essere unito "per sostenere il governo e il popolo ucraino nella loro lotta per un pacifico, prospero e democratico futuro". Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Canada, Giappone e Italia continueranno ad "imporre costi economici severi e immediati al regime del presidente Putin per la sua ingiustificata guerra di aggressione". Nel pomeriggio, da Elmau, è intervenuto anche Mario Draghi, che ha parlato di "successo e coesione" durante il vertice e di "grande unità di vedute". Il presidente del Consiglio ha inoltre innescato una polemica a distanza con Mosca, escludendo che nel prossimo G20 possa partecipare lo stesso capo del Cremlino: "Il presidente indonesiano (l'incontro si terrà a Bali a novembre, n.d.r.) lo esclude, è stato categorico, non verrà. Potrà succedere un intervento da remoto, vedremo...". Secca e immediata la risposta russa: "Non è Draghi a decidere se Putin andrà al G20". Nel frattempo, a Madrid, si è aperto il vertice della Nato ed il segretario generale ha subito ammonito sulla necessità di smarcarsi dal Cremlino: il conflitto iniziato lo scorso 24 febbraio mette infatti in evidenza "i rischi di essere dipendenti da materie prime che giungono da regimi autoritari". "Bisogna abbandonare presto il petrolio e il gas russi", ha dichiarato Jens Stoltenberg in apertura. "Non dobbiamo però finire per dipendere da un altro regime autoritario", con un chiaro riferimento in primis alla Cina ma anche ad alcuni Paesi africani non proprio in linea con gli standard democratici europei e nordamericani. E mentre il segretario dell’Alleanza parlava da Madrid, più o meno nello stesso momento interveniva anche il cancelliere tedesco, che chiudeva i lavori in Baviera: il futuro non è nel gas - ha rimarcato Olaf Scholz - ma "nel breve termine il gas sarà necessario". L’ennesima conferma, per quanto indiretta, che sui rapporti con Mosca non c'è totale sintonia all’interno dello stesso blocco occidentale. Ma la giornata odierna non è stata caratterizzata solo dalla diplomazia. Il bilancio dei missili caduti ieri su Kremenchuk è purtroppo aumentato: 20 morti, 59 feriti ed una quarantina di dispersi in quello che è stato un attacco deliberato contro la popolazione civile. Si sono contate vittime, nelle ultime ventiquattr'ore, anche in altre parti dell’Ucraina: cinque persone sono state uccise a Kharkiv, altre dieci a Lysychansk, nel Donbass. La carneficina non si ferma.

leggi l'articolo completo