Membro di una importante famiglia di politici, premier per due volte, l’"amico degli Stati Uniti" con il desiderio di tornare di nuovo in pista. Shinzo Abe, 67 anni, colpito oggi alla schiena da un attentatore durante un comizio nel nord del Giappone, è il leader predestinato che nella sua lunga carriera politica ha dichiarato guerra al terrorismo interno, gelido verso l’autoritarismo nel mondo e verso la Cina e da sempre uno dei più fedeli alleati degli Stati Uniti.
Il nonno, Kishi Nobusuke, era stato primo ministro dal '57 al '60, e il prozio Sato Eisaku aveva occupato lo stesso ruolo dal '64 al '72. Dopo essersi laureato alla prestigiosa università Seikei di Tokyo, Abe si era trasferito neglli Stati Uniti per studiare scienze politiche alla University of Southern California, Los Angeles.
Lì era germogliato il legame con l’America, che poi segnerà la sua carriera politica. Tornato nel 1979 a casa, Abe era diventato molto attivo nel Partito democratico liberale, scalando tutte le posizioni fino a diventare segretario di suo padre, Shintaro Abe, ministro degli Esteri giapponese.
Negli anni '90 erano arrivati i primi incarichi governativi, ma il vero salto di qualità avvenne con la posizione molto dura tenuta nei confronti della Corea del Nord, specialmente dopo che il Paese aveva rivelato di aver rapito tredici cittadini giapponesi tra gli anni '70 e '80. Nominato segretario generale del partito democratico liberale, prese poi il posto, nel 2006, del premier Koizumi Junichiro, diventando così il primo capo del governo a essere nato dopo la Seconda guerra mondiale. Conservatore, Abe ha sempre cercato di stringere rapporti con gli Stati Uniti, appoggiando tutte le sanzioni delle Nazioni Unite nei confronti della Corea del Nord.
Scandali finanziari macchiarono il suo governo, tra cui l’accusa di aver malgestito i soldi delle pensioni di milioni di giapponesi. Dopo aver lasciato l’incarico nel 2007, Abe tornò in sella nel 2011 con la cosiddetta 'Abenomics', la svolta economica di Abe, che prevedeva misure molto dure, a cominciare dall’aumento dell’inflazione e la svalutazione dello yen rispetto al dollaro e ad altre valute straniere. Le misure lo premiarono: nel 2013 e 2014 l’economia giapponese registrò una forte crescita, seguita a un drastico calo del tasso di disoccupazione.
Da quel momento i risultati sono stati altalenanti. Le ultime dimissioni da premier, nell’agosto 2020, furono motivate ufficialmente da problemi di salute, ma Abe non ha mai abbandonato l’idea di tornare alla guida del Paese.
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