Dopo mesi di tira e molla, annunci e smentite e molti molti cinguettii, Elon Musk ha deciso di ritirare l’offerta da 44 miliardi per acquistare Twitter. Il social media «non ha rispettato gli obbighi contrattuali e non ha fornito le informazioni richieste», si legge nella lettera inviata dall’avvocato del patron della Tesla all’ufficio legale della società di cui la Sec ha ricevuto una copia.
Immediata la replica del social media che ha annunciato di voler fare causa. Come anticipato due giorni fa dal Washington Post, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i dati forniti da Twitter sugli account spam che, secondo il patron della Tesla e il suo entourage, non erano verificabili. Musk aveva chiesto queste cifre da diverso tempo ma il consiglio di amministrazione aveva accettato di comunicargliele soltanto un mese fa proprio nel tentativo di superare l’impasse e avviare l’accordo verso la chiusura, con il voto degli azionisti sull'acquisizione atteso agli inizi di agosto.
Non solo, Twitter aveva accettato di concedere al miliardario l’accesso alla sua intera "firehose", ovvero l’enorme ammontare di dati che include anche gli oltre 500 milioni di tweet postati ogni giorno. Il social media ribadisce da tempo che gli account spam o falsi sono il 5% del totale, mentre Musk è convinto che sono molti di più.
Evidentemente qualcosa è andato storto e il fondatore di Space X ha deciso di mandare tutto all’aria. «In alcuni casi Twitter ha ignorato le richieste di Musk, in altri le ha respinte per motivi che ci sembrano ingiustificati e in altre occasioni ancora ha fornito informazioni incomplete o inutilizzabili», si legge ancora nella lettera dell’avvocato. Twitter ha già annunciato che farà causa a Musk, aprendo di fatto un nuovo capitolo della saga che va avanti da mesi e che non sembra destinata a finire in tempi brevi.
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