Alla veneranda età di 75 anni, l’eterno principe Carlo diventa Re. L’esatto opposto di sua madre, Elisabetta II, che sali al trono a soli 25 anni quando il padre Giorgio IV mori improvvisamente. Carlo ha aspettato un’intera vita di diventare Re tanto da essere rimasto erede al trono più a lungo di chiunque altro nella Storia e di essere il più anziano principe a indossare la Corona. La sua vita è stata al centro di gossip e scandali fin dalla giovane età. L’amore impossibile per Camilla, il matrimonio con la giovane Diana e la sua tragica morte, i tradimenti, le rivelazioni pubbliche, la fama di mettere becco negli affari politici del Paese, la decisione di estromettere dalla vita pubblica reale il fratello Andrew e il rapporto travagliato col figlio Harry. Un uomo che, vivendo nell’ombra di una madre che ha battuto tutti i record possibili della monarchia britannica, ha inevitabilmente vestito i panni - almeno nell’immaginario collettivo - di uno dei personaggi di Aspettando Godot. Da sempre impegnato sulle tematiche ambientali, ha difeso il movimento Extinction Rebellion anche quando, con le sue manifestazioni, è stato al centro di forti disagi sociali. «Capisco la loro rabbia» ha dichiarato circa un anno fa, proprio nei giorni in cui l’allora ministro dell’Interno Priti Patel si organizzava per punirli severamente. Nel lontano 1968, quando era studente a Cambridge, aveva dischiarato malinconico in una intervista: «Non posso descrivere quanto mi mancano Balmoral, le colline e la vita all’aria aperta, mi sento vuoto e incompleto senza». E ancora, nel 1986, in una famosa intervista televisiva sul giardinaggio, aveva detto: «Vado spesso da solo a parlare con le piante. Davvero. E’ molto importante parlare con loro, e loro mi rispondono». Intervista che aveva suscitato non poche perplessità allora e che, per anni, è rimasta la citazione preferita di chi vedeva in Carlo un futuro regnante un po' naive. Carlo oggi è al centro della scena mondiale per aver incessantemente parlato dei pericoli del cambiamento climatico, a dispetto di chi ne rideva. Negli anni è stato invitato ai più importanti summit sul clima e nel 2007 ha ricevuto il premio del Center for Health and the Global Environment della scuola di medicina di Harvard proprio per il suo impegno. Due anni fa ha incontrato Greta Thunberg al World Economic Forum di Davos e anche lì ha redarguito i leader mondiali: «Vogliamo passare alla Storia come quelli che non hanno fatto nulla per salvare il mondo? Io non voglio essere fra questi!». Uno dei timori dell’establishment politico britannico è proprio la loquacità con cui Carlo perora le cause in cui crede. Il timore è che rompa la sacra regola del silenzio della Corona e prenda posizione apertamente sulle politiche del governo. E’ accaduto recentemente sulla vicenda degli immigrati che venivano mandati dal ministero dell’Interno in Ruanda; Carlo in quell'occasione definì l’iniziativa, senza mezzi termini, «un piano spaventoso». Alcuni osservatori prevedono che l’influenza della Corona sui Paesi del Commonwealth verrà meno con la morte della Regina e che Carlo sarà testimone di un lento ma inesorabile distacco delle ex colonie. Al momento il monarca britannico è capo di Stato in 15 Paesi ma Barbados ha già tagliato i ponti, mentre Giamaica, Belize, Antigua e Barbuda sembrano voler seguire lo stesso destino. Carlo diventa Re in un mondo che è cambiato e sta cambiando. I social media scrutinano impietosamente ogni mossa della Corona. Mantenere alta la reputazione dei Windsor non sarà più facile come era ai tempi di Elisabetta.