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Ucraina: missile russo a Zaporizhzhia. Ci sono vittime. Al via il referendum per l'annessione a Mosca

Un missile russo ha colpito un edificio residenziale a Zaporizhzhia, in Ucraina, secondo quanto riferito su Telegram dal sindaco ad interim Anatoliy Kurtiev e riportato da Ukrinform, uccidendo un numero imprecisato di persone. "A seguito di un attacco nemico a Zaporizhia, un edificio residenziale è stato danneggiato. Ci sono vittime", ha scritto il sindaco. Sul luogo del raid sono al lavoro i servizi di emergenza sanitaria. Ieri, a seguito dei bombardamenti russi su Zaporizhia, le infrastrutture civili della città sono state danneggiate e sono state segnalate altre vittime", scrive Ukrinform.

Al via il referendum farsa sotto le armi

Ronde armate attorno alle case, minacce di licenziamenti, divieto di lasciare la città di residenza. È cominciato tra ricatti e intimidazioni il voto per il referendum sull’annessione alla Russia di quattro regioni ucraine, ritenuto «una farsa» da Kiev e dalla comunità internazionale. «Gli occupanti hanno organizzato gruppi armati per circondare le abitazioni e costringere le persone a partecipare», ha denunciato Serhiy Gaidai, governatore in esilio del Lugansk. Oltre che nel Donbass nell’est, che comprende anche l’oblast di Donetsk, la consultazione si tiene nelle zone sotto controllo di Mosca delle oblasti meridionali di Kherson e Zaporizhzhia.

Una “Crimea bis” - la penisola fu annessa alla Russia nel 2014 con un referendum plebiscitario mai riconosciuto a livello internazionale - che è destinata ad allargare drammaticamente il campo d’azione dell’esercito di Vladimir Putin: se i territori coinvolti decideranno di unirsi alla Russia - come indicano le previsioni di questo voto largamente pilotato, secondo gli osservatori occidentali -, ha avvertito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ogni attacco contro di loro sarà visto da Mosca come «un attacco al proprio territorio», cui potrebbe quindi rispondere anche con l’uso di armi nucleari tattiche.

A queste urne in molti casi improvvisate - «per motivi di sicurezza», la popolazione è stata invitata a votare vicino alle proprie abitazioni o addirittura da casa, con una raccolta porta a porta delle schede, piuttosto che nei seggi elettorali - sono chiamate in teoria centinaia di migliaia di persone. La Commissione elettorale centrale di Kherson ha stimato circa 750mila elettori, mentre mezzo milione di persone risultano registrate a Zaporizhzhia. Nell’autoproclamata repubblica separatista di Donetsk, riconosciuta da Mosca alla vigilia del conflitto insieme con quella di Lugansk, sono state stampate schede per 1,5 milioni di votanti. Centinaia anche i seggi allestiti per il voto dei «rifugiati» in Russia, dove si sono svolte manifestazioni a sostegno dell’annessione. E per dare alla consultazione una parvenza di legittimità, i filorussi hanno annunciato il monitoraggio nel Donetsk di 129 osservatori stranieri. Ma la comunità internazionale - a partire dal G7, pronto a nuove sanzioni contro Mosca - ha subito bollato il voto come «illegittimo», e nelle ultime ore, alle inevitabili bocciature occidentali, si è aggiunta la freddezza della Cina, sempre più smarcata dall’escalation innescata da Putin.

Se sul terreno e per la diplomazia resta il muro contro muro, dietro le quinte Kiev e Mosca continuano comunque a parlarsi, come dimostrato dallo scambio di prigionieri tra combattenti del battaglione Azov e l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk. E nella trattativa parallela che ha portato alla liberazione di dieci stranieri, secondo uno dei foreign fighter rilasciati, il britannico John Harding, avrebbe avuto ancora una volta un ruolo di mediazione l’uomo d’affari russo Roman Abramovich, già facilitatore nei primi, infruttuosi negoziati di pace.
Intanto, proprio nelle ore in cui iniziavano i referendum, la controffensiva ucraina che ha riconquistato la regione di Kharkiv, - dove nella fossa comune di Izyum sono stati riesumati 436 corpi di cui 30 con «segni di tortura» - è riuscita a piazzare un altro colpo, annunciando di aver ripreso territori nell’est del Paese, tra cui posizioni strategiche a sud di Bakhmut e la località di Yatskivka nel Donetsk.
Intanto il patriarca Kirill esorta i fedeli ad arruolarsi: «Se muori sarai con Dio». E Mosca bolla come «isterica» la reazione di migliaia di russi in fuga dopo la proclamazione della mobilitazione.

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