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Social sotto accusa: "14enne morta per autolesionismo condizionata dai contenuti online"

Una ragazza britannica di 14 anni, Molly Russell, è morta nel 2017 per un atto di autolesionismo mentre soffriva degli «effetti negativi dei contenuti online». Lo ha affermato il coroner Andrew Walker a conclusione della sua inchiesta presentata oggi a una corte nel nord di Londra.

L'adolescente soffriva di depressione, ha ricordato Walker, ma la sua condizione è stata esasperata dall’esposizione ai contenuti dei social media, «particolarmente espliciti», incluse migliaia di immagini che spingevano a forme di autolesionismo fino a quella estrema di togliersi la vita. Quindi non sarebbe "sicuro» limitarsi a parlare di un suicidio. «È probabile che il materiale visto da Molly, già affetta da una malattia depressiva e vulnerabile a causa della sua età, abbia influito negativamente sulla sua salute mentale e abbia contribuito alla sua morte in maniera più che minima», ha sottolineato il coroner.

Alle conclusioni di Walker, che chiede una azione delle autorità rapida per proteggere i minorenni dai rischi di internet, è seguita la reazione della Children's Commissioner Rachel de Souza, a capo dell’ente che tutela bambini e ragazzi in Inghilterra: piattaforme come Instagram e Pinterest devono "attivarsi e cambiare» dal punto di vista etico. Il padre di Molly, Ian Russell, in una conferenza stampa dopo una lunga campagna di sensibilizzazione sui rischi dei minorenni online ha attaccato la «cultura aziendale tossica» della "piattaforma di social media più grande del mondo», riferendosi a Meta. Il gruppo fondato da Mark Zuckerberg ha assicurato «che si impegna a garantire un’esperienza positiva a tutti su Instagram, in particolare agli adolescenti, e che studierà attentamente il rapporto completo del medico legale».

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