La fumata nera era un lusso che questa volta l’Europa non poteva permettersi: all’ultimo miglio arriva l’accordo nell’Ue sul price cap al gas. Un tetto di 180 euro, attivabile per venti giorni, a partire dal prossimo febbraio. E’ un’intesa che non tutti, fino ad una manciata di settimane fa, avrebbero voluto. E che sin dallo scorso marzo ha visto il governo italiano in trincea. «E' la vittoria dell’Italia», hanno esultato all’unisono Giorgia Meloni a Roma e il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin a Bruxelles. L’intesa potrebbe anche colpire le casse di Mosca. «E' un accordo inaccettabile che crea distorsione nel mercato, reagiremo», ha non a caso tuonato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. L’intesa è arrivata all’ultimo Consiglio Affari Energia disponibile per il 2022. La settimana scorsa i leader europei erano stati chiari: il pacchetto energia - che comprende anche la piattaforma comune per gli acquisti del gas e la solidarietà tra Paesi membri in caso di emergenza delle forniture - va finalizzato. A metà riunione è arrivata sul tavolo l’ultima proposta di compromesso della presidenza ceca, che recitava così: tetto al costo del gas se il prezzo all’ingrosso supera i 180 euro per MWh per tre giorni lavorativi e sarà superiore di 35 euro al prezzo del Gnl sui mercati globali. Il cap fa riferimento al Ttf, ovvero alla Borsa di Amsterdam. Una volta attivato non sono consentite transazioni sui futures sul gas naturale che rientrano nell’ambito di applicazione del «tetto" al di sopra di un cosiddetto «limite di offerta dinamica». Nell’intesa è inclusa l’ipotesi che possa essere applicato anche alle transazioni fuori Borsa. Il meccanismo di correzione del mercato viene monitorato dall’Acer. In caso di emergenza nella sicurezza dell’approvvigionamento il cap può essere disattivato immediatamente. «L'Ue sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale e per il nuovo round di riempimento degli stock», ha sottolineato la commissaria Ue all’Energia Kadri Simson. L’obiettivo della Commissione ma anche della presidenza ceca era raggiungere il più ampio consenso possibile. Non è accaduto. Austria e Olanda si sono astenute. L’Ungheria ha votato contro. L’accordo politico è stato raggiunto a maggioranza qualificata: la cosiddetta procedura scritta formalizzerà l’intesa sul tetto e sull'intero pacchetto energia. Il ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha lasciato in anticipo la riunione lanciando l’ennesimo strale orbaniano contro Bruxelles. «Saremo liberi su eventuali modifiche al contratto per le forniture di gas con la Russia, senza notificarlo alla Commissione», ha sottolineato. Sull'intesa, però, c'è stato il sì della Germania, che ha ottenuto una modifica al regolamento sui permessi sulle rinnovabili. «Ha prevalso la volontà di tenere unita l’Ue», ha sottolineato Pichetto, spiegando come il cap sia «il primo passo per calmierare le bollette». E delineando il prossimo obiettivo energetico dell’Italia in Ue: il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas, piano che la Commissione dovrebbe completare entro marzo. In Italia l’intesa è stata trasversalmente salutata con favore. Il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto ha ricordato il lavoro di mediazione fatto da Meloni all’ultimo Consiglio europeo. La premier non ha dimenticato di ringraziare anche Mario Draghi, che il 9 marzo aveva avanzato la proposta a Ursula von der Leyen, a lungo nel mirino per la lentezza con cui si è mossa. A fine giornata la Borsa di Amsterdam ha chiuso in calo del 6% a 108 euro al megawattora. Il ministro ceco Jozef Sikela si è presentato con una felpa bianca e blu e la scritta «Convocheremo tutti i Consigli Energia necessari». Per una volta, potrà evitarlo. «Sono molto felice di poter tirare fuori le bottiglie che avevo messo in frigo», ha esultato con i cronisti.