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Taiwan, maxi incursione della Cina con 71 aerei da combattimento e sette unità navali

La Cina aumenta la pressione militare su Taiwan con 71 aerei da combattimento e sette unità navali nei pressi dell’isola nelle ultime 24 ore in risposta all’approvazione del budget per la Difesa di Washington. Secondo quanto riporta il ministero della Difesa Nazionale di Taipei, 47 dei 71 aerei da combattimento hanno superato la linea mediana nello Stretto (che Pechino non riconosce come valida) e hanno varcato la zona aerea di Difesa dell’isola nel versante sud-occidentale, in quella che viene definita dai media di Taiwan la più grande incursione di aerei cinesi nello spazio aereo di Difesa dell’isola in un solo giorno.
La maxi-incursione giunge a poche ore dal via alle esercitazioni aeree e marittime attorno all’isola annunciate dal Comando Orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese, e la pressione di Pechino tocca un nuovo picco da agosto, quando la Cina aveva lanciato sette giorni di imponenti esercitazioni militari attorno all’isola in seguito alla visita a Taipei della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi.

Nonostante l’alto numero di mezzi militari cinesi attorno all’isola, non si registra particolare tensione a Taipei, anche se l’ufficio della presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha annunciato per domani una riunione sul rafforzamento della Difesa nazionale, al termine della quale è atteso dalla stessa Tsai un annuncio sull'estensione di quattro mesi del periodo di leva obbligatorio, a fronte della guerra in Ucraina e delle continue tensioni con Pechino.
Ieri, il Comando Orientale dell’Epl aveva definito il lancio delle esercitazioni militari attorno a Taiwan «una risposta risoluta all’attuale escalation e alle provocazioni» di Washington e Taipei, e il portavoce, il colonnello Shi Yi, aveva sottolineato che i militari coinvolti nelle esercitazioni «prenderanno tutte le misure necessarie per difendere risolutamente la sovranità azionale e l’integrità territoriale» della Cina.

Ad adirare Pechino è il National Defense Authorization Act firmato dal presidente Usa, Joe Biden, che prevede 858 miliardi di dollari di spese militari per il 2023, tra cui lo stanziamento di dieci miliardi di dollari nei prossimi cinque anni in assistenza a Taiwan per modernizzare il proprio apparato di sicurezza.
La Cina rivendica la sovranità sull'isola, che considera destinata alla «riunificazione» con Pechino e parte di una «unica Cina», e si oppone alla vendita di armi statunitensi all’isola. Gli Stati Uniti prevedono, inoltre, di estendere anche a Taiwan l’invito a partecipare alle esercitazioni navali Rimpac del 2024, la più grande esercitazione marittima internazionale, con cadenza biennale, organizzata dalla Marina degli Stati Uniti e che mira a promuovere un «libero e aperto Indo-Pacifico», una formula che per Pechino punta a contenere l’ascesa della Cina. L’approvazione del Defense Act statunitense aveva già adirato Pechino sabato scorso, quando il ministero degli Esteri aveva espresso la propria «ferma opposizione» e aveva avvertito gli Usa di smettere di «sopprimere e contenere lo sviluppo della Cina» e di non interferire nella questione di Taiwan.

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