Venerdì 22 Novembre 2024

Caos Brasile, per Lula è "terrorismo". Bolsonaro respinge le accuse

Ultrà di Bolsonaro nelle tre istituzioni democratiche del Paese, la Capitol Hill brasiliana, per fortuna, sembra a un passo dalla fine. Dopo le irruzioni di ieri, l’esercito e la polizia militare del Distretto federale di Brasilia inizieranno a breve lo sgombero dei manifestanti che sono ancora accampati a Brasilia, così come stabilito nella notte in un incontro con i ministri Josè Mùcio (Difesa), Flàvio Dino (Giustizia) e Rui Costa (Casa civile) con il comandante della Esercito, Jùlio Cèsar Arruda, nel Comando Militare di Planalto. Intanto il segretario esecutivo del Ministero della Giustizia brasiliano, Ricardo Cappelli, appena nominato dal presidente Inacio Lula da Silva a capo dell’intervento federale, ha spiegato che la situazione a Brasilia è ora «sotto controllo». Dopo la dispersione dei manifestanti iniziata ieri notte, le operazioni - ha detto - riprenderanno tra poche ore. «Tutto sarà debitamente indagato. I criminali continueranno a essere identificati e puniti», ha scritto sui social. In base al decreto emanato nella notte da Lula Cappelli, alle dirette dipendenze del capo dello Stato, potrà adottare «tutte le misure necessarie di ordine pubblico» per porre fine alla rivolta che ieri notte ha portato all’irruzione degli ultrà di Bolsonaro nelle tre istituzioni democratiche del Paese. A quanto pare i bolsonaristi hanno rubato armi da fuoco conservate nel gabinetto di sicurezza istituzionale, nel palazzo presidenziale di Planalto. Il ministro delle Comunicazioni sociali, Paulo Pimenta, ha mostrato in un video due casse di armi da fuoco vuote, sopra un divano parzialmente bruciato. Il vice Wadih Damous, che ha accompagnato il ministro nel tour, ha sottolineato che i ladri «avevano informazioni» su quanto custodito in quell'ufficio, dal momento che hanno preso armi, munizioni e documenti. Questa mattina le autorità brasiliane hanno iniziato a valutare i danni ingenti al Palazzo presidenziale, al Congresso e alla Corte Suprema di Brasilia. Dopo diverse ore di caos, la polizia ha ripreso il controllo degli edifici invasi da centinaia di manifestanti anti-Lula e ha arrestato centinaia di persone. I bolsonaristi, molti dei quali vestiti con le maglie gialle della squadra di calcio brasiliana Seleçao, un simbolo di cui si sono appropriati, sono riusciti a sfondare i cordoni di sicurezza. Hanno causato danni considerevoli. Sono stati danneggiati dipinti di valore inestimabile, tra cui «I Mulatti», del pittore modernista Di Cavalcanti, esposto nel Palazzo Presidenziale, che presenta diversi buchi, secondo le foto che circolano sui social network. IL GOVERNATORE DI BRASILIA CHIEDE SCUSA A LULA, MA VIENE SOSPESO PER 90 GIORNI Il governatore del distretto federale di Brasilia, Ibaneis Rocha, si è scusato con il presidente Luiz Inacio Lula da Silva per gli atti terroristici che hanno avuto luogo a Brasilia. In un video Rocha ha affermato di aver monitorato il movimento dei bolsonaristi verso Brasilia, ma di essere rimasto sorpreso dalla proporzione degli atti, che hanno portato all’invasione del Palazzo Planalto, del Congresso Nazionale e della Corte Suprema Federale. «Quello che è successo è stato semplicemente inaccettabile» ha detto il governatore. «Non avremmo mai creduto che queste manifestazioni avrebbero preso le proporzioni che hanno avuto. Sono dei veri vandali. Veri terroristi che avranno tutto il combattimento effettivo da fare con me in modo che vengano puniti». Il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha, però, ordinato la rimozione del governatore del Distretto federale di Brasilia Ibaneis Rocha per un periodo di 90 giorni. Decisione, questa, arrivata dopo l'invasione degli edifici del Congresso, del Tribunale federale e del Palácio do Planalto, sede della Presidenza della Repubblica del Brasile, come riportano i media brasiliani. «La violenta escalation di atti criminali è circostanza che può verificarsi solo con il consenso, e anche l’effettiva partecipazione, dalle autorità competenti per la sicurezza pubblica e l’intelligence», ha affermato Moraes. BOLSONARO RESPINGE LE ACCUSE DI LULA E CONDANNA GLI ATTACCHI "Respingo le accuse, senza prove, a me attribuite dall’attuale capo di Stato del Brasile. Durante tutto il mio mandato, ho sempre rispettato la Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà». L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha così risposto via Twitter, alle accuse arrivate da Brasilia da Lula subito dopo i violenti attacchi dei suoi sostenitori alle istituzioni brasiliane. Poi la condanna degli attacchi: «Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola» ha aggiunto l’ex presidente in tweet. LA CONDANNA DI LULA CHE RIENTRA E VISITA I LUOGHI DELL’ASSALTO Il presidente Lula, che al momento dell’attacco si trovava nella città di Araraquara, devastata da un’alluvione, ha tenuto una conferenza stampa in diretta televisiva annunciando di aver decretato un «intervento federale» che pone tutte le forze di sicurezza presenti a Brasilia sotto il controllo di una persona nominata dallo stesso Lula, Ricardo Garcia Capelli, il quale riporta direttamente al presidente e può impiegare «qualsiasi corpo, civile o militare», per il mantenimento dell’ordine. «Quello che hanno fatto questi vandali, questi fanatici fascisti non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Chi ha finanziato (queste manifestazioni, ndr) pagherà per questi atti irresponsabili e antidemocratici», ha tuonato il capo dello Stato attaccando anche la «polizia incompetente e in malafede» del Distretto Federale, ovvero di Brasilia. «Troveremo tutti questi vandali e saranno tutti puniti», ha aggiunto Lula, che ha prestato giuramento come presidente solo una settimana fa. «Potete stare certi che non succederà più, scopriremo chi ha finanziato tutto questo», ha concluso prima di lasciare Araraquara. In serata il presidente brasiliano è tornato a Brasilia e ha visitato i luoghi colpiti dagli attacchi dei bolsonaristi, il Palazzo presidenziale Planalto, la Corte Suprema e il Congresso. Nel tribunale federale il presidente è stato ricevuto dalla presidente Rosa Weber, e dai giudici Dias Toffoli e Luìs Roberto Barroso. IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, «BOLSONARO POLITICAMENTE RESPONSABILE" "L'ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro è «politicamente responsabile» degli attacchi alle istituzioni democratiche del Paese" ha affermato il ministro della Giustizia, Flavio Dino. «E' chiaro che la responsabilità politica (di Jair Bolsonaro) è inequivocabile. La responsabilità legale, poi, spetta ovviamente alla magistratura, alla Procura della Repubblica» ha affermato. «Tutti coloro che vogliono polarizzare, istigare la pratica dei crimini, l’estremismo, sono politicamente responsabili, per azione o per omissione» ha aggiunto. L’EX PRESIDENTE 'RIFUGIATO' IN FLORIDA Bolsonaro è attualmente in Florida dal 30 dicembre scorso, poco prima dell’insediamento di Luiz Inacio Lula da Silva, tenutasi il 1 gennaio. Gli ultimi eventi rischiano di allargare la tensione anche negli Usa che hanno accolto l’ex presidente, sul quale pendono anche inchieste giudiziarie per corruzione. Nella sua casa di Orlando, inaccessibile ai media, non si è visto, Bolsonaro ha preso in affitto un appartamento da un amico, un professionista di arti marziali. L’obiettivo dell’ex presidente è quello di restare in Florida almeno tre mesi. Da quando è arrivato a fine anno, l’ex leader sconfitto alle elezioni è apparso poche volte in pubblico. Tra le sue visite, una nel resort di Mar-a-Lago dal suo amico e sostenitore Donald Trump. E nelle ultime ore dai democratici sono partite richieste di espellere Bolsonaro, e non riconoscergli lo status di rifugiato. I BOLSONARISTI NON ACCETTANO LA VITTORIA DI LULA I sostenitori di Bolsonaro non accettano la vittoria di Lula alle ultime presidenziali e già il giorno dopo le elezioni del 30 ottobre si erano accampati davanti al quartier generale dell’esercito. Bolsonaro, che non si è mai congratulato con Lula per la sua vittoria, non ha ancora commentato i fatti. Ha lasciato il Brasile il 30 dicembre scorso per recarsi in Florida disertando la cerimonia del passaggio di consegne con Lula. A novembre suo figlio Eduardo aveva tuttavia pubblicato un video messaggio in cui Steve Bannon, storico consigliere di Donald Trump, esponente dell’ultra destra americana, sosteneva che le elezioni in Brasile erano state rubate e invitava la gente a scendere in piazza. «Sarà molto interessante - aveva detto - vedere come si sviluppa». LA CONDANNA DI TUTTO IL MONDO Da Giorgia Meloni a Emmanuel Macron, dalle istituzioni Ue a Joe Biden: un coro di condanne si è alzato contro le violenze in Brasile. «Un attacco alla democrazia» per tutti, «Terribile» ha detto Biden. «La volontà del popolo brasiliano e le istituzioni devono essere rispettate», ha fatto eco il presidente francese. Tra i commenti fa eccezione quello del proprietario di Twitter, Elon Musk: «Spero - ha scritto - che il popolo in Brasile sia in grado di risolvere le questioni pacificamente», una posizione contestata dai suoi follower. Il Brasile è nel caos. Una crisi annunciata da due mesi ma che ieri è esplosa con migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro che hanno assaltato i palazzi del potere. Immagini, dalla capitale Brasilia, impressionanti, troppo simili a quelle di due anni fa dell’assalto al Campidoglio negli Stati Uniti. ASSALTO AI TRE POTERI La folla, ieri, è riuscita a irrompere nel Parlamento sfondando i cordoni di sicurezza e devastando gli arredi. I rivoltosi hanno assaltato anche il palazzo presidenziale Planalto e la sede del Tribunale Supremo Federale che si trovano a due passi, appunto nella Praca dos Tres Poderes. Numerosi video girati dagli stessi manifestanti, pubblicati sui sociali e ripresi dai media, hanno mostrato persone in un’aula del Senato vandalizzata. All’esterno una marea umana con la maglietta della nazionale di calcio o una bandiera nazionale sulle spalle. Con un raid la polizia ha ripreso, poche ore dopo, il controllo della situazione, eseguendo circa 400 arresti, ma sono state ore di follia.

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