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Terremoto in Turchia e Siria. La speranza svanisce: Ankara sospende le ricerche

Le mani si fermano, le voci si spengono, i mezzi si arrestano. E la speranza svanisce, dopo due settimane dal devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria. Perché la Turchia ha preso la drammatica decisione di interrompere le ricerche di sopravvissuti in quasi tutte le zone colpite dal sisma, tranne che nelle due province più martoriate, quelle di Kahramanmaras e Hatay. Così, è destinato a salire ancora, il bilancio che oggi conta oltre 46 mila vittime tra i due Paesi.

L’emergenza resta, e il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha raggiunto la Turchia per portare il sostegno di Washinton, annunciando altri 100 milioni di dollari di aiuti. "Gli Stati Uniti continueranno a stare dalla parte dei popoli turco e siriano», ha confermato. «In molte province le ricerche sono terminate. Continuano nelle province di Kahramanmaras e Hatay, in una quarantina di edifici», ha annunciato Unus Sezer, capo dell’agenzia governativa di soccorso turca Afad. «Crediamo che termineremo le operazioni di ricerca e salvataggio entro domani notte». Il terremoto di magnitudo 7,8 che ha devastato il sud del Paese e la Siria ha ucciso 40.689 persone solo in Turchia, secondo l'ultimo rapporto ufficiale diffuso dall’Afad, mentre sono oltre 5.800 i morti registrati in Siria. Secondo il vicepresidente turco Fuat Oktay, 105.000 edifici sono crollati o sono stati gravemente danneggiati per il sisma e le oltre 6.000 scosse di assestamento successive, tra cui una di magnitudo 6,6 e quaranta con un’intensità da 5 a 6, l’ultima solo sabato sera. «Siamo di fronte forse al più grande disastro che abbiamo affrontato nella storia. I danni causati dai terremoti e dalle scosse di assestamento non si sono limitati solo alle 11 province colpite», ha aggiunto Sezer.

L’annuncio della Turchia arriva dopo che per oltre 24 ore, nessun sopravvissuto è stato estratto dalle macerie. L’ultimo miracolo è avvenuto sabato, a 296 ore dal sisma, quando una coppia è stata salvata ad Antiochia, nella provicia di Hatay, dove negli ultimi 3 giorni sette persone sono state estratte vive, compreso il bambino di 12 anni poi morto in ambulanza mentre veniva portato in ospedale. Nella stessa città, è stato ritrovato anche il corpo del calciatore ghanese Christian Atsu, per il quale continua il cordoglio del mondo dello sport, per ultimo l’attaccante dell’Inter Romelu Lukaku, suo compagno di squadra nell’Everton. Con le operazioni di soccorso concluse, la Turchia archivia di fatto ogni possibilità di un miracolo dell’ultimo minuto.

E ora si pensa alla ricostruzione, per la quale servirà tutto l'aiuto internazionale possibile. Così, dopo aver sorvolato la devastazione ad Hatay, Blinken ha annunciato che nuovi aiuti per il sisma «verranno trasferiti presto. Purtroppo, si tratta meno di ricerca e salvataggio, ma di ripresa a lungo termine». Per il funzionario Usa, «ci vorrà uno sforzo enorme per ricostruire, ma ci impegniamo a sostenerlo». Finora gli Stati Uniti hanno contribuito con 185 milioni di dollari in assistenza. Ma per un tale disastro, gli aiuti non bastano mai, mentre Msf denuncia che in Siria sarebbero addirittura inferiori a quelli che arrivavano prima del sisma. Non è solo il terremoto a portare Blinken in Turchia, per la prima volta da quando è entrato in carica due anni fa. La visita era infatti stata programmata prima del 6 febbraio che ha stravolto l’agenda. Dopo aver incontrato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu alla base aerea di Incirlik, lunedì Blinken vedrà il presidente Erdogan. Tra i dossier, la potenziale vendita di caccia F-16 promessi dal presidente Joe Biden alla Turchia ma bloccati dall’opposizione del Congresso, insieme al nodo dell’adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato, sulla quale pende il rifiuto di Ankara.

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