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La Germania ha consegnato i Leopard 2 promessi all’Ucraina. Mosca: "I Paesi Nato sono parte del conflitto in Ucraina"

Promessa mantenuta: a due mesi dall’annuncio del governo di Olaf Scholz, Berlino ha completato l'invio dei 18 carri armati Leopard 2 garantiti a Kiev per sostenere la difesa dall’invasione russa. «Gli ultimi carri armati hanno lasciato la Germania alla fine della scorsa settimana e ora sono stati consegnati» in territorio ucraino, ha scritto il settimanale der Spiegel prima che arrivasse la conferma ufficiale del cancelliere. Si rafforza così la potenza di fuoco ucraina mentre Kiev si prepara a una controffensiva per riprendersi i territori dell’est, ma Mosca non sta a guardare: il Cremlino ha annunciato che la Russia procederà con i piani di dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia indipendentemente dalla reazione dell’Occidente.

E il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev ha lanciato nuove minacce, mettendo stavolta nel mirino direttamente l’America: «La Russia possiede armi avanzate e uniche in grado di distruggere qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti, in caso di minaccia alla sua esistenza», ha avvertito in un’intervista al quotidiano Rossiyskaya Gazeta. Per Patrushev «di fatto i Paesi della Nato sono parte della guerra» e «non nascondono che il loro obiettivo principale è cercare di prolungare questo conflitto militare il più a lungo possibile, la sconfitta della Russia sul campo di battaglia e un’ulteriore divisione».

Secondo il Cremlino, la prova del coinvolgimento occidentale sarebbero proprio le armi fornite a Kiev: oltre ai carri armati tedeschi, anche tre Leopard donati dal Portogallo hanno raggiunto l’Ucraina, ha riferito una fonte di sicurezza citata da Reuters. Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha confermato che i tank saranno schierati in diverse sezioni della linea del fronte ad aprile o maggio. Perché per Kiev non esiste pace senza liberazione dei territori occupati dai russi, con le buone o le cattive. Una soluzione negoziata resta lontana, e di certo l’annuncio di Mosca di voler tirare dritto sulle atomiche in Bielorussia non aiuta: nelle circostanze attuali, «tutte le parti dovrebbero concentrarsi sugli sforzi diplomatici per risolvere pacificamente la crisi ucraina e promuovere di concerto l'allentamento delle tensioni», è stato il commento al riguardo della Cina, mentre ieri la Nato aveva condannato «la retorica nucleare» di Putin come «pericolosa e irresponsabile». Per gli analisti dell’Institute for the study of the war, lo zar «cerca una vittoria completa in Ucraina, che sembra fiducioso di poter raggiungere nel tempo e rifiuta l’idea che l'attuale realtà militare richieda una soluzione negoziata del conflitto».

E le controffensive ucraine «sono quasi certamente necessarie, ma non sufficienti a persuadere Putin a negoziare in termini accettabili», secondo il think tank americano. Ma Kiev insiste, e lancia segnali a Mosca con nuovi attacchi a Mariupol, nel Donetsk, e a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, entrambe città occupate dall’esercito russo. Proprio a Zaporizhzhia peraltro si è recato oggi Volodymyr Zelensky: il presidente ucraino ha visitato le truppe e incontrato il capo dell’Aiea, Rafael Grossi, in visita nella regione mentre crescono i timori per un possibile incidente alla centrale nucleare.

«Senza l’immediato ritiro delle truppe e del personale russo dall’impianto e dai territori adiacenti, qualsiasi iniziativa per ripristinare la sicurezza nucleare è destinata al fallimento», è stato però il monito del leader ucraino. Le bombe degli invasori intanto continuano a cadere nel Donetsk, dove due persone sono state uccise e 29 sono rimaste ferite a Slovyansk. A Bakhmut la situazione è «costantemente difficile» ma resistere è una «necessità militare», secondo il comandante delle forze di terra di Kiev, Oleksandr Syrskyi, per il quale sullo sviluppo degli eventi «si valutano tutte le possibili opzioni».

Mentre 90 chilometri a sud, i russi stanno trasformando Avdiivka in «un luogo da film post-apocalittico», intensificando i bombardamenti e costringendo a chiudere quasi completamente la città ucraina in prima linea, ha denunciato il capo dell’amministrazione militare Vitaliy Barabash.

Mosca: "I Paesi Nato sono parte del conflitto in Ucraina"

Il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev ha dichiarato che «di fatto i Paesi della Nato sono parte del conflitto» in Ucraina: lo riporta la Tass citando un’intervista che l’alleato di Putin ha rilasciato a Rossiyskaya Gazeta, giornale ufficiale del governo di Mosca. «Non nascondono che il loro obiettivo principale è cercare di prolungare questo conflitto militare il più a lungo possibile, la sconfitta della Russia sul campo di battaglia e un’ulteriore divisione», ha affermato Patrushev. «Hanno trasformato l’Ucraina in un grande accampamento militare. Stanno inviando armi e munizioni alle forze ucraine, così come informazioni, utilizzando una costellazione di satelliti e un gran numero di veicoli aerei senza equipaggio», ha dichiarato ancora il segretario del Consiglio di sicurezza della Russia.

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