Prigozhin smonta Putin e l'esercito russo: "Una bolla d'aria scoppiata". Crosetto: "Ha squarciato un velo d'omertà"
Ennesima bordata di Yevgheny Prigozhin contro gli apparatchik gallonati di Mosca. Il patron della Wagner ha definito l’esercito russo «una bolla d’aria scoppiata» puntando il dito contro il ministero della Difesa e stavolta mettendo apertamente in dubbio anche le motivazioni addotte ufficialmente per la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina. In un nuovo video Prigozhin ha dichiarato che quando è iniziata l’invasione su vasta scala la situazione del conflitto nel Donbass non era diversa da quella degli ultimi anni e non c'era nessuna «folle aggressione» da parte di Kiev, che - ha affermato ancora - non si apprestava ad attaccare la Russia assieme alla Nato. Secondo Prigozhin quindi, parlando di un’imminente offensiva ucraina il ministero della Difesa russo, ovvero il suo arcinemico Sergey Shoigu, ha «ingannato» sia la società sia Putin. Il capo della Wagner «ha aperto una ferita nella narrativa russa, ha squarciato un velo di omertà e di disinformazione», ha commentato il ministro della Difesa Guido Crosetto a Washington per incontrare il collega americano Lloyd Austin. «E' un elemento di rottura in quello che finora sembrava un monolite», ha aggiunto Crosetto.
Il Cremlino: "Prese misure"
Il presidente russo Vladimir Putin è a conoscenza della situazione relativa al fondatore del gruppo Wagner, Evgheni Prigozhin, e sono state prese tutte le misure necessarie, ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, come riportano le agenzie russe. «Il presidente Putin è stato informato di tutti gli eventi relativi a Prigozhin. Si stanno prendendo le misure necessarie», ha detto. Il ministero della Difesa russo ha affermato che tutte le informazioni diffuse sui social network per conto di Prigozhin sul bombardamento da parte dell’eserciti russi su basi di retroguardia della Wagner non sono vere e rappresentano «provocazioni».
Tensioni sulla controffensiva
Intanto si registrano tensioni tra Washington e Kiev sulla controffensiva ucraina. L’andamento del contrattacco è lento e "deludente», si sono lamentati funzionari americani. «Tutto deve ancora succedere», la risposta dei militari di Kiev. E’ da giorni che i vertici ucraini ammettono una temporanea scarsità di risultati, compreso lo stesso presidente Volodymyr Zelensky. Ma secondo fonti ufficiali e militari americane, interpellate dalla Cnn, l’avanzata «non sta soddisfacendo le aspettative in nessuno dei fronti": quindi non a est, nel Donbass, dove i russi contrattaccano; ma neanche a sud, verso Meliptopol, Berdyansk e la Crimea, dove invece le truppe scelte di Kiev rivendicano quasi ogni giorno la liberazione di nuovi insediamenti. Le linee russe, hanno argomentato le fonti alle Cnn, si sono dimostrate ben fortificate e non offrono facile passaggio agli attacchi delle truppe di terra ucraine, che vengono martellate con successo dall’aviazione russa in aggiunta alla presenza di mine. Insomma, le forze ucraine si sono dimostrate "vulnerabili", mentre quelle russe, per quanto gonfiate numericamente da soldati poco addestrati e per nulla motivati, si sono rivelate «competenti» nelle loro difese. La risposta di Kiev è arrivata per bocca del comandante delle forze di terra, generale Oleksandr Syrskyi, che al Guardian ha confermato per la prima volta pubblicamente che «la nostra forza principale non è stata ancora impegnata a combattere e stiamo sondando i punti deboli nelle difese nemiche. Tutto deve ancora succedere». Il botta e risposta tra Washington e Kiev restituisce senso alle parole di qualche giorno fa di Zelensky, che alla Bbc aveva ammesso che «la nostra offensiva è più lenta del previsto" aggiungendo tuttavia che «alcune persone credono che questo sia un film di Hollywood e si aspettano risultati ora. Non è un film, e ciò che è in gioco è la vita delle persone». Secondo il New York Times comunque, starebbe arrivando il momento dei 36.000 soldati ucraini - pari a nove brigate - che si sono addestrati in America o in altri Paesi Nato: «Stanno già combattendo con maggiore efficacia della loro controparte russa», usano i veicoli corazzati leggeri Bradley per distruggere i tank russi con missili anticarro e impiegano tattiche come gli attacchi sincronizzati di fanteria, mezzi corazzati e artiglieria. Il mondo intanto guarda con preoccupazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che secondo Zelensky è stata riempita di esplosivo da far saltare al momento opportuno e creare così una nuova Chernobyl, forse pensata da Mosca come una sorta di barriera protettiva radioattiva contro attacchi ucraini. A Kiev tuttavia si vuole evitare che l’ansia per le parole del presidente diventi panico e che la gente che abita nella zona faccia incetta di pillole di iodio: «Informatevi e condividete, ma non fatevi prendere dal panico! Non fate il gioco del nemico. Il presidente Zelensky non ha detto niente di nuovo», ha provato a spiegare oggi il ministero della Salute ucraino. Mosca dal canto suo ha sostenuto invece che è l’Ucraina che sta cercando di fabbricare una «bomba sporca» - negata ovviamente da Kiev - ed ha esibito l’arresto da parte dei servizi segreti di cinque persone che cercavano di comprare in Russia cesio-137 per 3,5 milioni di dollari per preparare un attentato radioattivo sotto falsa bandiera russa. Infine Barack Obama, durante la cui presidenza avvenne l'invasione e l’annessione russa della Crimea nel 2014, oggi ha difeso la sua risposta di allora, tacciata da alcuni di acquiescenza: «L'Ucraina di quel periodo non è quella di oggi», ha detto l’ex presidente alla Cnn. «C'è una ragione per cui all’epoca non ci fu un’invasione armata della Crimea: perché era piena di un sacco di persone che parlavano russo e che simpatizzavano con la Russia», ha sottolineato Obama. «Io e la cancelliera tedesca Angela Merkel abbiamo risposto a Putin con gli strumenti che avevamo», ha detto l’ex presidente, ricordando che «molti Paesi europei non volevano imporre le sanzioni contro Mosca». «Allora non dovrebbe sorprendere che oggi ci sia un’aggressione russa su vasta scala in Europa», ha subito rintuzzato il principale consigliere di Zelensky, Mikhailo Podolyak, secondo cui «il moderno regime autoritario russo (nazista) è uno sfacciato riflesso di una specifica politica occidentale prebellica»