Durissima la risposta del presidente russo, Vladimir Putin, che ha registrato un appello alla nazione messo in onda dalle tv russe nelle prime ore della mattinata: l’azione della Wagner è «una pugnalata alle spalle al popolo e al Paese - ha detto il leader del Cremlino - difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da qualsiasi tradimento», ha proseguito Putin. «Questa è una battaglia in cui si decide il destino del nostro popolo e richiede l’unione di tutte le forze», ha proseguito il presidente russo, che ha ricordato il colpo inferto alla Russia nel 1917, quando il Paese stava conducendo la Prima guerra mondiale: «non permetteremo che ciò accada di nuovo, proteggeremo sia il nostro popolo che la nostra statualità da qualsiasi minaccia». Le autorità russe intanto hanno introdotto il regime di «operazione antiterrorismo» nelle regioni di Rostov-sul-Don e Voronezh, al confine ucraino, e nella regione di Mosca. L’amministrazione della Federazione Russa teme che tra poche ore i mercenari di Evgeny Prigozhin possano essere vicini a Mosca. Lo hanno riferito a Meduza due fonti vicine al Cremlino. Secondo le stesse fonti l’amministrazione presidenziale inzialmente non aveva escluso che «Prigozhin stesse bluffando» e stesse cercando di «contrattare qualcosa per se stesso». Tuttavia, dopo che i miliziani della Wagner hanno preso il controllo di Rostov sul Don questa mattina «si è capito che la questione era seria». Allo stesso tempo, secondo le fonti citate dal Meduza, fino a poche ore fa i vertici russi speravano di risolvere la situazione «più o meno pacificamente». Secondo le fonti, nelle prime ore del mattino, Alexander Kharichev, uno stretto collaboratore di Sergei Kiriyenko, l’uomo di Putin per l’Ucraina e figura chiave del Cremlino, ha chiamato i governatori russichiedendo loro di intervenire presso Prigozhin ma senza assumere posizioni dure. Dopo solo un’ora e mezza, le «raccomandazioni» sono cambiate: ai capi delle regioni e ai politici è stato detto di definire Prigozhin un «traditore». Ciò è accaduto anche prima che lo stesso Putin intervenisse con il suo messaggio alla nazione. L’informazione, scrive il sito, è stata confermata a Meduza da una fonte alla guida di uno dei partiti in Parlamento. Cosa sia successo esattamente durante quell'ora e mezza non è noto. Secondo gli interlocutori di Meduza, in quel momento erano in corso trattative non pubbliche tra la massima leadership del Paese e Prigozhin: «A quanto pare, non ne è venuto fuori nulla». Non è chiaro nemmeno se Putin abbia partecipato alla presunta trattativa. Verso le 10 ora di Mosca, il presidente russo ha pronunciato un discorso televisivo in cui ha accusato Prigozhin di «tradimento», eliminando così completamente la possibilità di una soluzione pacifica della situazione. Una fonte di Meduza vicina al governo russo, nonchè una fonte vicina al Cremlino, affermano che Prigozhin «ha iniziato ad agitarsi» circa due settimane fa, dopo che Putin aveva affermato che per continuare le ostilità in Ucraina, le brigate Wagner erano tenute a concludere un accordo ufficiale con il Ministero della Difesa della Federazione Russa. Prigozhin ha rifiutato categoricamente di firmare un accordo con il dipartimento militare, affermando che il Ministero della Difesa è «un importante ente statale, una struttura importante», ma «se è stato privatizzato da un gruppo di privati, ciò non significa che dovremmo partecipare a questo crimine». Un altro interlocutore vicino al Cremlino aggiunge che le forze di sicurezza russe hanno «dormito» in questa situazione: «Forse non hanno osato dire al presidente che qualcosa non andava con Prigozhin...». Una delle fonti vicine all’amministrazione presidenziale ammette che anche il Cremlino ha sottovalutato il problema: «Ne abbiamo discusso alle riunioni, abbiamo convenuto che si trattava di un audace avventuriero che non si stava comportando secondo le regole. Il rischio di un ammutinamento militare era considerato zero: ritenevano che solo un pazzo potesse farlo». Un’altra fonte di Meduza, vicina all’Amministrazione presidenziale, ha già portato la sua famiglia fuori dalla capitale.