Sabato 21 Dicembre 2024

Missile russo su un ristorante in Ucraina: tra le 11 vittime due gemelle di 14 anni

Sale a 11 il numero dei morti a Kramatorsk in seguito all’attacco missilistico russo. Lo riporta il Servizio statale per le situazioni di emergenza su Telegram, come riporta Ukrinform. «Una tristezza e un dolore insopportabile, non perdoneremo». Le parole del Dipartimento dell’istruzione di Kramatorsk raccolgono la rabbia e il dolore che crescono in Ucraina per l’ennesima strage che ha spezzato le vite innocenti di chi aveva appena iniziato a crescere, e a sognare. Rimbalzano sui social i volti sorridenti di Anna e Yulia Aksenchenko, le gemelle di 14 anni i cui corpi senza vita sono stati tirati fuori dalle macerie del ristorante Ria, insieme ad altri nove cadaveri, tra cui un 17enne. Capelli biondi, occhi luminosi, spenti per sempre da una guerra che ancora una volta non conosce regole. Anna e Yulia avevano appena finito le medie alla scuola numero 24 di Kramatorsk, il 4 settembre avrebbero compiuto 15 anni. Lyudmila Osadcha, la loro insegnante di matematica, le ha definite studentesse diligenti, sapevano disegnare bene. Dopo l’inizio dell’invasione, Anna e Yulia erano state costrette a lasciare Kramatorsk, tra le città più martoriate dalla guerra, distante solo poche decine di chilometri dal fronte di Bakhmut. Si erano trasferite nel villaggio di Dobropillja, da dove studiavano a distanza. «Erano venute in città in vacanza per vedere la madre, che lavora in un ambulatorio locale», ha spiegato Osadcha. «Fisicamente erano molto simili, ma i loro caratteri erano diversi. Anna era più 'direttà e Yulia era un pò più tranquilla. Anna l’ha sempre sostenuta e aiutata». «Il razzo russo ha fermato il battito dei cuori di due angeli. È difficile trovare parole di conforto, impossibile guarire il dolore e l’amarezza della perdita», scrive il dipartimento dell’istruzione di Kramatorsk. Le due ragazze saranno seppellite a Dobropillja. Per loro, la madre sta cercando abiti da sposa. «Ma in questo momento non ne abbiamo uno in città, nessun salone è aperto», dice Osadcha.

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