L’attrice americana Piper Laurie, tre volte candidata agli Oscar per The Hustler (Lo Spaccone) al fianco di Paul Newman, poi per il ruolo in Carrie lo Sguardo di Satana e infine come madre di Marlee Matlin in Figli di un Dio Minore, è morta a 91 anni nella sua casa di Los Angeles. Lo ha annunciato la portavoce Marion Rosenberg. Vero nome Rosetta Jacobs, Piper stava male da qualche tempo ha detto la Rosenberg. Vincitrice di un premio Emmy (avendo collezionato un totale di nove candidature), la Laurie aveva passato tre anni da bambina in un sanatorio, rotto il primo contratto con gli studi Universal e a un certo punto era rimasta, per sua sola scelta, quasi 15 anni senza fare film. Era tornata al cinema e alla televisione a metà degli anni Settanta. La partecipazione all’iconica serie televisiva di David Lynch, Twin Peaks, gli era valsa due delle sue nomination agli Emmy (la statuetta le era arrivata per il ruolo nel film della Cbs Promise sulla schizofrenia). Nella prima stagione Piper era stata la vendicativa Catherine Martell morta in un incendio e Lynch l’aveva richiamata per la seconda stagione dandole totale carta bianca per recitare la stessa parte da uomo. «Ero al settimo cielo per le possibilità. Decisi che sarei stato un uomo d’affari giapponese». Baffi e occhiali scuri, Laurie si presentò così sul set fingendo di essere l’attore giapponese Fumio Yamaguchi. Nessuno della troupe, amici o famiglia sapeva di questo sviluppo: «Il cast teneva le distanze: erano pieni di rispetto per un attore che, si diceva, aveva lavorato solo con Akira Kurosawa», aveva raccontato. Nel 2011 aveva scritto il memoir Learning to Live Out Loud in cui aveva raccontato di aver perso la verginità a 18 anni con il 39enne Ronald Reagan nel sul set del suo primo film Louise del 1950. Starlet riluttante dello studio system, Piper era stata messa sotto contratto settennale dalla Universal a 17 anni: era apparsa così in film come Francis Goes to the Races (1951), Has Anybody Seen My Gal (1952) con Rock Hudson, No Room for the Groom (1952 uno dei quattro con Tony Curtis), The Mississippi Gambler (1953) and Ain't Misbehavin' (1955). Tutti film leggeri e lei voleva qualcosa di più: «Se avessi continuato girando questi ruoli insipidi mi sarei uccisa», disse qualche anno dopo. Convinse il suo agente a rompere il contratto e si trasferì a New York lavorando per quattro anni nella tv 'live' e a teatro in attesa del film giusto. Dopo Hustler del 1961 Laurie non girò altri film per quasi 15 anni essendosi trasferita a Woodstock per studiare scultura e crescere la figlia Anna avuta con l’allora marito Joe Morgenstern, un giornalista di spettacolo. Era tornata al cinema con Carrie dopo aver ceduto alle pressioni di Brain De Palma anche se inizialmente, dopo aver letto il copione, aveva pensato che il classico dell’horror fosse in realtà una commedia.