L’esercito israeliano ha effettuato nella notte un breve raid con carri armati nel nord della Striscia di Gaza in vista delle «prossime fasi di combattimento» contro il gruppo islamico Hamas, ha riferito oggi un portavoce militare, il giorno dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che le sue truppe faranno un «intervento di terra» nell’enclave palestinese.
Nell’operazione, «i soldati hanno localizzato e attaccato numerosi terroristi, infrastrutture terroristiche e siti di lancio di missili anticarro», ha spiegato. Le forze israeliane «hanno operato per preparare il campo di battaglia» e «hanno lasciato l’area al termine dell’attività», ha sottolineato. A loro volta «aerei da guerra israeliani hanno attaccato nelle ultime 24 ore più di 250 obiettivi» di Hamas, tra cui «centri di comando operativo, tunnel e lanciarazzi situati nel cuore delle aree civili». Almeno 18 persone sono morte e 40 sono rimaste ferite in un raid aereo israeliano mirato contro la famiglia di Yunis Al Astal, membro di Hamas, a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferiscono all'ANSA fonti locali. Inoltre, le forze navali «hanno colpito un sito di lancio di missili terra-aria di Hamas nell’area di Khan Yunis».
Da quando Israele ha dichiarato guerra a Hamas il 7 ottobre, dopo un massiccio attacco del gruppo islamico che ha provocato più di 1.400 morti, le truppe israeliane hanno già effettuato brevi incursioni di terra nel nord della Striscia, pur mantenendo costanti bombardamenti.
Da parte loro, le milizie palestinesi a Gaza hanno continuato a lanciare razzi contro diversi punti del territorio israeliano, per la prima volta dall’inizio del conflitto sulla città di Eilat, nell’estremo sud di Israele, a 220 chilometri di distanza.
Mercoledì sera, Netanyahu ha riaffermato in un discorso televisivo che «ci sarà un intervento di terra a Gaza» e che «stanno lavorando 24 ore su 24» nei preparativi, in coordinamento con il ministro della Difesa Benny Gantz e il capo di stato maggiore tenente generale Herzi Halevi.
"Non fornirò dettagli su quando, come e quanto, nè specificherò le varie considerazioni che stiamo tenendo in considerazione, molte delle quali non sono note al popolo di Israele, il che è positivo, perchè noi vogliamo proteggere la vita dei nostri soldati», ha detto.
D’altro canto, il presidente israeliano ha ribadito l’ordine a tutti i civili di Gaza di lasciare il nord della Striscia, nonostante non sussistano le condizioni di sicurezza per farlo.
Più di un milione di palestinesi, metà della popolazione della Striscia di Gaza, sono sfollati nel sud - dove vi sono anche continui bombardamenti da parte delle forze israeliane - nel mezzo di una crisi umanitaria senza precedenti dopo il taglio totale di acqua, cibo, medicine, elettricità e carburante.
Salgono a 224 gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas
Il portavoce dell’IDF, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha dichiarato che l’esercito ha finora notificato alle famiglie di 224 ostaggi che i loro cari sono detenuti nella Striscia di Gaza.
Il numero non è definitivo, poiché l’esercito sta indagando. Né comprende i quattro ostaggi liberati - madre e figlia Judith e Natalie Ràanan, liberate venerdì sera, e le anziane Yocheved Lifshitz e Nurit Cooper liberate lunedì sera. Hagari ha poi spiegato che Israele compie un vasto sforzo operativo e di intelligence per continuare ad acquisire nuove informazioni sulla loro sorte. «La loro liberazione ha per noi la massima priorità», ha ribadito.
I leader Ue verso richiesta corridoi e pause umanitarie
A quanto si apprende, i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea - che si riuniranno in vertice oggi e domani e a Bruxelles - chiederanno nelle conclusioni «corridoi e pause umanitarie» per permettere l’accesso di aiuti alla popolazione civile a Gaza. Le conclusioni sono ancora in fase di formulazione e non è escluso che saranno gli stessi leader a decidere la versione definitiva.
Erdogan chiama il Papa: "A Gaza in corso un massacro"
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che «gli attacchi israeliani contro Gaza hanno raggiunto il livello del massacro» durante una telefonata con Papa Francesco. Lo fa sapere la presidenza di Ankara aggiungendo che, durante il colloquio, Erdogan ha criticato la mancanza di indignazione da parte della comunità internazionale rispetto agli attacchi contro la Striscia. Citando gli aiuti umanitari per la popolazione della Striscia inviati da Ankara, Erdogan ha lanciato un appello per sostenere gli sforzi della Turchia e ha affermato che «la pace permanente nella regione, che ospita i luoghi sacri delle tre religioni monoteistiche, sarà possibile solo con la creazione di uno Stato di Palestina indipendente, sovrano e geograficamente integrato ai confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale».
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