Almeno due persone sono rimaste uccise la scorsa notte ed altre ferite in un attacco israeliano di fronte all’ingresso dell’ospedale per bambini al-Nasser, a Gaza City. Lo riferisce il ministero della Sanità locale.
Appena poche ore dopo un altro attacco israeliano alle due ambulanze che uscivano dall’ospedale di Shifa, nella città di Gaza. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto «inorridito». Israele ha confermato di aver preso di mira il veicolo ma ha replicato che l’ambulanza era utilizzata «da una cellula terroristica di Hamas». A sua volta, il movimento islamista ha smentito e sostenuto che l’attacco al convoglio, che doveva portare i feriti fuori dalla Striscia, ha ucciso almeno 15 persone. Secondo Hamas, è stata colpita anche una scuola nel Nord della Striscia che ospitava civili sfollati: uccise almeno 20 persone. E giovedì era stato bombardato l’ufficio dell’Agenzia France Press: nessun danno né ferito, ma l’Afp è l’unica delle tre principali agenzie di stampa internazionali ad avere un «video in diretta» che trasmette immagini da Gaza City. Il filmato non è stato interrotto nonostante i danni. Un portavoce israeliano ha inizialmente negato che le truppe avessero colpito l’edificio; poi ha chiarito di aver effettuato un attacco ma vicino all’edificio.
Intanto, mentre dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, arrivano minacce ma per ora nessuna escalation, prosegue l’offensiva di Israele nella Striscia mentre la speranza in un cessate il fuoco temporaneo è svanita dopo il rifiuto del premier Benjamin Netanyahu, che vuole prima la liberazione degli ostaggi. A nulla sono valsi gli sforzi di mediazione del segretario di Stato americano, giunto a Tel Aviv per la terza volta dallo scoppio della guerra e che oggi sarà ad Amman per incontrare i Paesi arabi e i palestinesi. «Continuiamo l’offensiva con tutte le nostre forze e Israele rifiuta una tregua temporanea che non includa il rilascio dei nostri ostaggi», ha detto Netanyahu dopo l’incontro con Blinken. Poco dopo il Pentagono ha confermato che sta effettuando voli con droni senza pilota sulla Striscia per aiutare Israele a individuare e liberare i 241 ostaggi presi da Hamas. La mediazione con il movimento islamista, lo hanno confermato fonti dell’amministrazione Biden, è «estremamente lunga e complessa» e necessiterebbe di una pausa nei combattimenti. «Speriamo di dare buone notizie, ma sfortunatamente non possiamo garantirlo», ha detto una fonte della Casa Bianca.
L’amministrazione Biden ha ripetutamente detto di non sostenere il cessate il fuoco, ma ha chiesto «pause» umanitarie, e lo stesso Biden giovedì sera ha chiesto che tacciano le armi per poter liberare gli ostaggi. Blinken, che ha incontrato anche il presidente israeliano Isaac Herzog, ha assicurato che gli Stati Uniti faranno «tutto il possibile» per salvare i rapiti. Una posizione condivisa dall’Onu, dall’Unione Europea, dal Canada e dai Paesi arabi: la conferma che gli alleati stanno passando dal sostegno incondizionato all’autodifesa israeliana alla preoccupazione sempre più accentuata per la crisi umanitaria nei Territori palestinesi. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Unrwa, ha avvertito che non può garantire la sicurezza delle centinaia di migliaia di persone che si sono rifugiate nelle strutture delle Nazioni Unite perchè in questo momento «non c'è nessun posto sicuro» nella Striscia.
Attacco a Jabaliya, le bombe usate e gli interrogativi Usa
L’amministrazione Biden ha chiesto alle autorità israeliane di spiegare l’attacco al campo profughi di Jabaliya, situato nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Lo scrive il sito on-line di Politico nelle ore in cui il New York Times sostiene che Israele in quell'attacco ha usato due bombe del peso di quasi una tonnellata ciascuna.
Il giornale si basa su elementi visivi, come immagini satellitari, foto e video; e rileva che i crateri lasciati dalla deflagrazione misurano un diametro di circa 12 metri. L’esercito di Israele ha attaccato nei giorni scorsi l’insediamento che è fittamente abitato, uccidendo un dirigente di Hamas che vi si trovava. Secondo le fonti di Hamas, riferite dalla stampa israeliana e palestinese, le vittime sono state 195. L’esercito israeliano ha successivamente spiegato che l’attacco aveva come obiettivo un comandante della milizia di Hamas, che è stato ucciso assieme ad altri cinquanta miliziani nascosti nei tunnel sottostanti al campo. Gli aerei da guerra israeliani, hanno riferito fonti di Gaza, hanno lanciato tonnellate di esplosivo proprio nei tunnel, provocando la distruzione delle fondamenta degli edifici della zona e la demolizione di molti edifici.
Secondo il New York Times, l’uso da parte di Israele di tali bombe, le seconde più grandi del suo arsenale, non è raro: possono essere utilizzate per colpire le infrastrutture sotterranee, ma il loro dispiegamento in un’area densamente popolata come Jabaliya «solleva interrogativi sulla proporzionalità» della risposta, in un contesto urbano densamente popolato come Gaza, dato il rischio che comporta per le vite dei civili.
Blinken ad Amman: incontra re, Paesi arabi e palestinesi
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ieri sera è arrivato ad Amman dopo aver lasciato Israele dove non è riuscito a convincere il premier Benjamin Netanyahu a concedere una pausa umanitaria per far entrare più aiuti a Gaza e facilitare la liberazione degli ostaggi.
Oggi il capo della diplomazia Usa incontra il re di Giordania Abdullah II e parteciperà anche a una riunione dei ministri degli Esteri di cinque Paesi arabi (Arabia saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, oltre al Paese ospitante) a cui parteciperà un rappresentante dell’Autorità palestinese, rivale di Hamas.
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