Guerra in Medio Oriente, gli Usa contro Netanyahu: "No alla rioccupazione di Gaza da parte di Israele"
"Per la prima volta da decenni, l’IDF sta combattendo nel cuore di Gaza City, nel cuore del terrore. E’ una guerra complessa e difficile, e purtroppo ha anche avuto un prezzo elevato", ha detto il capo del Comando Sud, il Maggior Generale Yaron Finkelman. "Continuiamo con tutte le nostre forze, con l’obiettivo di sconfiggere lo spregevole gruppo di Hamas. Traiamo il nostro spirito combattivo dalla forza della nazione di Israele. Non ci fermeremo, non ci fermeremo finchè non adempiremo la nostra missione, fino alla vittoria" ha aggiunto, "stiamo colpendo il cuore delle attività di Hamas. Abbiamo eliminato decine di comandanti e scoperto molti tunnel. Il generale Finkelman riconosce il fallimento dell’esercito nel prevenire l’assalto del gruppo terroristico del 7 ottobre, ma dice che le truppe combattono avendo sempre in mente gli ostaggi e l’obiettivo di liberarli.
Usa si oppongono a rioccupazione Gaza da parte di Israele
Fonte politica palestinese: "Nessun attentato a Abu Mazen"
Una fonte politica palestinese, citata dalla radio pubblica israeliana ha negato che ci sia stato un attentato al presidente Abu Mazen. Secondo la fonte, durante l’arresto di trafficanti di narcotici si è verificato uno scontro con i servizi di sicurezza palestinesi. In contemporanea - ha aggiunto la fonte - è passato nelle vicinanze il convoglio del presidente Abu Mazen e questo ha fatto sviluppare voci di un tentativo di assassinio di Abu Mazen. La stessa Radio ha aggiunto che si tratta di una notizia infondata.
Netanyahu: "Possibili brevi pause tattiche alla guerra"
Israele può prendere in considerazione brevi pause umanitarie a Gaza di un’ora, solo per permettere l’ingresso di aiuti o il rilascio di ostaggi. E’ la timida apertura del premier israeliano Benjamin Netanyahu alle sempre più insistenti richieste internazionali di pause umanitarie. «Per quanto riguarda piccole pause tattiche, un’ora qui, un’ora là, le abbiamo già avute prima», ha ricordato il capo di governo, assicurando che verranno prese in considerazione «le circostanze per consentire l’arrivo di beni umanitari o il rilascio di singoli ostaggi».
Numero 2 di Hamas, ostaggi liberi se cessano i combattimenti
"Rilasceremo" gli ostaggi, "ma dobbiamo fermare i combattimenti". Lo ha detto il numero 2 di Hamas Moussa Abu Marzouk alla Bbc. Marzouk si è recentemente recato a Mosca per discutere di otto cittadini con doppia cittadinanza russo-israeliana rapiti il 7 ottobre da Hamas. Ed ha spiegato sono state trovate due donne provenienti dalla Russia, che però Hamas non è stata in grado di rilasciare a causa del conflitto. Secondo Marzouk Hamas non possiede l'elenco di tutti gli ostaggi e non è a conoscenza di dove si trovino tutti, perché sono trattenuti da "diverse fazioni", come la Jihad islamica, che lavora a stretto contatto con Hamas ma opera in modo apparentemente indipendente. Il numero 2 di Hama ritiene che sia necessario un cessate il fuoco per raccogliere le informazioni sugli ostaggi. In generale, potrebbero essere realisticamente liberati solo se "gli israeliani fermassero i combattimenti in modo da poterli consegnare alla Croce Rossa". Marzouk è stato intervistato sabato, dopo che Israele aveva rifiutato le richieste degli Stati Uniti per una "pausa umanitaria" a Gaza per far entrare gli aiuti e aiutare a liberare alcuni dei 240 ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre. La posizione di Benjamin Netanyahu è che tutti gli ostaggi devono essere rilasciati prima che si possa concordare una tregua temporanea.
Israele: Gantz si impegna, "Gaza non sarà cancellata"
Israele non intende affatto ''cancellare Gaza'': lo ha affermato il leader centrista Benny Gantz incontrando abitanti israeliani residenti nella zona che circonda la Striscia. In risposta alla domanda di uno di essi, riferisce l'emittente Canale 12, Gantz - un ex capo di Stato maggiore appena entrato in un governo di 'emergenza nazionale' guidato da Benyamin Netanyahu - ha risposto: ''Gaza non sarà cancellata, resterà la' con Khan Yunes e Rafah anche il giorno dopo'', cioè alla conclusione della guerra. ''Ma noi - ha aggiunto - faremo in modo che da la' non provengano più minacce, e che possiate dunque tornare alle vostre case''.