Lunedì 23 Dicembre 2024

Apocalisse a Gaza. Israele revoca visto a coordinatore umanitario, uccisi 5 comandanti di Hamas

Le forze dell'Idf hanno eliminato cinque comandanti e agenti della Brigata Nord della Striscia di Gaza, la seconda più grande brigata di Hamas, che si nascondevano in un tunnel situato vicino all'ospedale indonesiano durante l'attacco". Si tratta di Asam Abu Rakba, Rafat Salman, Ahmed Al-Ghandoor, Wael Rajab e Ibrahim Al-Biari. Inoltre, scrive l'Idf, "quattro comandanti di battaglione sono stati eliminati nella Brigata Gaza, la più grande di Hamas, e il battaglione Tsabra è stato danneggiato in modo significativo e il suo quartier generale è stato messo fuori uso". Israele ha revocato il visto al coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Lynn Hastings. Lo ha annunciato su X il ministro degli Affari esteri, Eli Cohen. "Non rimarremo più in silenzio di fronte ai pregiudizi delle Nazioni Unite", ha scritto in un post. In dettaglio, secondo il ministro Lynn Hastings, che è vice coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente e coordinatore residente delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, non si è pronunciata contro Hamas per gli atti commessi durante l'attacco del 7 ottobre.

Apocalisse a Gaza: il punto

Infuriano i combattimenti a Gaza, tra i più pesanti nei due mesi di guerra con Hamas. Le truppe dell’esercito israeliano hanno circondato la città di Khan Younis, per smantellare il centro di comando di Hamas nel Sud della Striscia; e secondo Israele, alcuni militari sono già nel cuore della città che è la più grande nel settore meridionale e dove potrebbero essere nascosti alcuni dei 138 ostaggi ancora rimasti nelle mani degli islamisti. Intanto l’aviazione israeliana ha colpito circa 250 obiettivi nell’enclave nelle ultime 24 ore e i militari -fa sapere l’esercito- continuano a localizzare e distruggere armi, pozzi sotterranei, tunnel e ordigni esplosivi. Tra gli obiettivi attaccati, ha riferito il portavoce militare, i lanciarazzi utilizzati martedì per sparare una serie di proiettili verso il centro di Israele. Le truppe israeliane hanno iniziato la terza fase della loro offensiva a Gaza, che si concentrerà sulla zona meridionale dell’enclave, in diverse località che considerano roccaforti chiave di Hamas. E dunque continua l’evacuazione degli abitanti in altre parti dell’enclave. A piedi, in motocicletta, stipati nei carretti o con i bagagli ammucchiati sui tetti delle loro auto, migliaia di civili continuano a fuggire verso Sud, accerchiati in un perimetro sempre più angusto vicino al confine chiuso con l’Egitto e di fronte a una situazione umanitaria catastrofica. Le immagini che arrivano dall’interno sono agghiaccianti. Il responsabile degli aiuti umanitari dell’Onu ha detto che la campagna militare israeliana sta creando condizioni «apocalittiche» e mette di fatto fine a qualsiasi possibilità di operazioni umanitarie significative. Martin Griffiths, coordinatore dei soccorsi di emergenza delle Nazioni Unite, ha detto di parlare a nome dell’intera comunità umanitaria internazionale quando dice che l’offensiva priva gli operatori umanitari di qualsiasi mezzo significativo per aiutare i 2,3 milioni di persone di Gaza. «Quello che diciamo oggi è: ora basta. Deve finire», perchè gli aiuti ormai sono impossibili. Secondo Hamas, sono morte 16.248 persone dall’inizio della guerra, più del 70% delle quali donne, bambini e adolescenti. E sul dopo non si vede alcuno spiraglio. Il presidente Usa Joe Biden ha espresso ancora una volta il suo desiderio di vedere la creazione di uno Stato palestinese. Ma Netanyahu ha detto che Gaza deve rimanere smilitarizzata, ha respinto l’idea di una forza internazionale che garantisca la sicurezza nell’enclave e ha detto che l’unico organismo in grado di assicurarla sarà l’esercito israeliano. Oggi il ministro degli Esteri cinese, Wang yi ha avuto un colloquio con il segretario di Stato Antony Blinken.

Msf, ospedale di Al-Aqsa sta finendo le forniture mediche

La disponibilità di carburante e forniture mediche ha raggiunto livelli critici all'ospedale di Al-Aqsa, nella Striscia di Gaza, a causa della chiusura delle strade, mentre centinaia di pazienti hanno bisogno di cure d'emergenza a causa degli incessanti bombardamenti israeliani. Lo rende noto in un comunicato Medici senza frontiere (Msf), sottolineando che lo staff palestinese e internazionale di Msf nell'ospedale riceve in media 150-200 feriti di guerra al giorno dall'inizio di dicembre.

"I pazienti ricoverati sono 700 e ne arrivano sempre di nuovi. Stiamo esaurendo le forniture essenziali per curarli", afferma Marie-Aure Perreaut Revial, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza. "La carenza di medicinali e di carburante potrebbe impedire all'ospedale di fornire interventi chirurgici salvavita o cure intensive. Senza elettricità i ventilatori non funzionerebbero più, le donazioni di sangue sarebbero interrotte e la sterilizzazione degli strumenti chirurgici sarebbe impossibile - prosegue Perreaut Revial -. È fondamentale facilitare la fornitura di materiale umanitario. L'ospedale ha urgente bisogno di set chirurgici, fissatori esterni per fratture e farmaci essenziali, compresi quelli per le malattie croniche".

Bimba ex ostaggio torna all'asilo, le compagne la abbracciano

Un commovente video è stato diffuso dal ministero dell'Istruzione israeliano e riprende Emilia, una bambina di 5 anni che torna a scuola dopo essere stata liberata con la madre Danielle durante lo scambio di ostaggi. La bimba viene abbracciata e confortata dalle sue piccole compagne di scuola che la aspettano sulle scale della scuola. Danielle ed Emilia sono state rapite il 7 ottobre durante una visita presso la famiglia nel Kibbutz Nir Oz. Nel filmato, ripreso anche dalla Bbc, si vede la piccola attraversare i cancelli della scuola materna prima di essere circondata da amici che la accolgono e le dicono che avevano sentito la sua mancanza.

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