Guerra in Medio Oriente, gli Usa spingono per una seconda tregua. Hamas mostra un video con tre ostaggi
Gli Usa non lasciano solo Israele contro Hamas e confermano il sostegno militare, ma spingono con decisione per un aumento degli aiuti umanitari alla Striscia. Così come cresce la pressione internazionale per arrivare ad una seconda tregua, evocata da una nuova risoluzione degli Emirati Arabi Uniti su cui si sta lavorando al Palazzo di Vetro a New York dopo il veto americano delle settimane scorse. La complessa partita diplomatica in corso non si ferma però al Consiglio di sicurezza dell’Onu. A Varsavia il capo del Mossad David Barnea, il premier del Qatar Sheikh Mohammed Al Thani e il capo della Cia William Burns si sono incontrati per saggiare la possibilità di riaprire i negoziati sulla tregua e su un nuovo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Tutti hanno convenuto che si tratta di negoziati «lunghi, complicati e più difficili di prima». Mentre sul nascere della trattativa è piombato un nuovo video diffuso da Hamas con un intervento di tre anziani ostaggi israeliani ancora in cattività nella Striscia. «Un video terroristico criminale», lo ha liquidato il portavoce militare Daniel Hagari, nel quale i tre rapiti affermano di non voler morire sotto i raid del loro stesso esercito e invocano la liberazione «a qualunque costo». Il video di poco più di un minuto si conclude con una citazione biblica: 'Non abbandonarmi nella vecchiaià. Secondo esponente dell’amministrazione Biden ad arrivare in una settimana in Israele in una spola politico-militare, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha ribadito il sostegno americano all’alleato di sempre. Il capo del Pentagono ha sottolineato che non c'è «un calendario Usa» per la guerra, la cui condotta tuttavia richiede una riduzione delle vittime civili attraverso attacchi «chirurgici» e mirati, secondo le linee già espresse dal segretario di Stato Antony Blinken al premier Benyamin Netanyahu. «Continueremo a fornire ad Israele - ha detto Austin - l’equipaggiamento necessario, inclusi munizioni di importanza cruciale, veicoli tattici e sistemi di difesa aerea. E appoggeremo lo sforzo di Israele per liberare gli ostaggi». Al tempo stesso ha insistito sulla necessità di occuparsi «delle necessità più urgenti» dei civili martoriati da oltre due mesi di conflitto. «Dobbiamo far sì - ha spiegato l'inviato di Biden - che quantità maggiori di aiuti umanitari siano inoltrate ai due milioni di sfollati a Gaza». La cornice politica generale, ha sintetizzato, resta quella della soluzione a 2 Stati. «Sappiamo quanto sia difficile, soprattutto dopo il 7 ottobre, ma l’instabilità e l’insicurezza continue fanno il gioco di Hamas», ha sottolineato ancora Austin, che per il dopoguerra ha confermato alla leadership israeliana (da Netanyahu a Gallant) che Washington è favorevole ad un controllo della Striscia da parte dell’Autorità nazionale palestinese. Proprio questo, nonostante la linea Usa, resta uno dei punti più controversi della risoluzione su cui si sta lavorando all’Onu, vista la nota opposizione di Israele. Il governo di Netanyahu ha inoltre messo in guardia gli americani su quello che sta succedendo al confine nord del Paese con gli Hezbollah libanesi: «Se gli sforzi diplomatici non avranno esito - ha avvertito il ministro della Difesa - non esiteremo ad attaccare al nord». Sul terreno intanto l’esercito israeliano appare aver preso saldamente il controllo di Beit Hanoun, nel nord della Striscia, conquistando le roccaforti di Hamas. A Gaza City il portavoce militare ha annunciato che sono stati catturati molti miliziani, tra cui alcuni di quelli responsabili dell’attacco del 7 ottobre. In tutto, nelle ultime 24 ore, gli obiettivi colpiti sono stati oltre 150. Mentre Hamas ha fatto sapere nelle ultime 24 ore 110 palestinesi sono stati uccisi in attacchi israeliani a Jabalya. Il numero totale dei morti - secondo le autorità di Gaza che non distinguono tra vittime civili e miliziani - è arrivato nella Striscia a 19.453, con 52.286 feriti. E se in Cisgiordania la situazione è in ebollizione - con 4 palestinesi uccisi a Tubas in un’operazione dell’esercito ma anche con un attentato ad un’israeliana - in Libano la realtà è sempre più di conflitto aperto con razzi da oltre confine e raid israeliani.