Israele continua a martellare la Striscia con intensi raid aerei nella zona di Gaza City all’indomani del voto Onu e allarga le operazioni terrestri ad altre aree dell’enclave palestinese. Mentre l’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Gibilterra, e quindi il Mediterraneo, se gli Usa e i loro alleati continueranno a commettere «crimini" nella Striscia: «Dovranno aspettarsi presto la chiusura del Mar Mediterraneo, dello Stretto di Gibilterra e di altre vie d’acqua» da parte delle forze della «resistenza», ha avvertito Mohammad Reza Naqdi, comandante dei pasdaran, nel pieno delle tensioni nel Mar Rosso alimentate dagli attacchi Houthi. Al 78esimo giorno di guerra, fonti mediche a Gaza hanno riferito che almeno 20 persone sono rimaste uccise in diversi attacchi compiuti nel campo di Nuseirat e a Deir al-Balah, nel centro della Striscia, dove si concentrano al momento le battaglie più intense. Secondo l’Associated Press poi - che cita fonti dei soccorsi - un attacco aereo israeliano ha ucciso 76 membri di una stessa famiglia a Gaza City: uno dei raid «più sanguinosi» del conflitto, ha denunciato Mahmoud Bassal, portavoce del dipartimento della Protezione civile locale, fornendo un elenco parziale dei nomi e sottolineando che tra i morti figura anche Issam al-Mughrabi, impiegato del Programma di sviluppo Onu, sua moglie e i loro cinque figli. L’esercito israeliano ha invece annunciato di aver ucciso Hassan Atrash, responsabile del commercio, della manifattura e del contrabbando delle armi per Hamas. Secondo le stesse fonti, l’uomo era coinvolto nel contrabbando da vari Paesi verso l'enclave palestinese ed aveva avuto un ruolo anche nel rifornimento di armi in Cisgiordania. L’Idf (144 i soldati uccisi finora) ha poi fatto sapere che sta continuando ad operare a tutto campo nell’enclave palestinese. Nel corso di un’operazione nel sobborgo di Bakshi di Gaza City - ha riferito il portavoce militare - è stato scoperto «un deposito di armi nascosto in scatole di giocattoli di una scuola materna». A sud della città invece, nel sobborgo di Issa, aerei israeliani e forze di terra hanno «eliminato decine di terroristi». Operazioni si sono svolte anche nel campo profughi di Shati, nel nord, dove «sono stati uccisi tre terroristi». L’Idf ha affermato che dall’inizio dell’operazione di terra sono stati arrestati circa 700 «operativi di Hamas», portati in Israele per essere interrogati. Nella campagna di destabilizzazione di Israele da parte di Hamas sulla sorte degli ostaggi ancora in cattività a Gaza (circa 130), il portavoce dell’ala militare della fazione Abu Obeida ha intanto riferito che sarebbero stati persi i contatti con un gruppo di miliziani che aveva cinque israeliani in custodia. «Riteniamo - ha detto Obeida - che i 5 prigionieri sionisti siano morti a causa degli abominevoli bombardamenti dell’aviazione israeliana». Tre di loro, anziani, furono mostrati in un video diffuso da Hamas il 18 dicembre. Di ostaggi, il giorno dopo l’ok alla risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu sugli aiuti alla Striscia, è tornato a parlare il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, chiedendone l’immediato rilascio. Guterres ha sottolineato che «niente può giustificare i terribili attacchi terroristici lanciati da Hamas il 7 ottobre o il brutale rapimento di 250 persone». Poi si è soffermato sulla sofferenze nella Striscia, denunciando che «4 persone su 5 tra le più affamate al mondo si trovano a Gaza». Da registrare infine la versione del Wall Street Journal secondo cui l’11 ottobre scorso il presidente Usa Joe Biden convinse Israele a non lanciare un attacco preventivo contro le forze di Hezbollah in Libano, facendolo riflettere sulle conseguenze nella regione di quella mossa mentre i caccia con la stella di David erano già in volo in attesa del via libera a colpire. L’indiscrezione è stata però smentita dall’ufficio di Netanyahu: «Già il primo giorno di guerra il premier - ha spiegato il suo ufficio - decise che Israele avrebbe prima dovuto lavorare per raggiungere una vittoria decisiva» a Gaza «e al tempo stesso scoraggiare un attacco dal nord. Questa è stata la politica scelta dal gabinetto di guerra». Oggi i due leader sono tornati a parlarsi al telefono: Netanyahu ha ringraziato il capo della Casa Bianca per la posizione di Washington all’Onu chiarendo che «Israele continuerà la guerra fino al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi».