Giovedì 28 Novembre 2024

Fito, chi è il narcotrafficante evaso che tiene in scacco l'Ecuador. Il capo di 'Los Choneros' è il ricercato più pericoloso del Paese

Barbuto, labbra contratte, sguardo fisso e la scritta «wanted» in sovrimpressione: il volto di Adolfo Macias, alias Fito, è oggi il più conosciuto in Ecuador. Le forze di polizia danno la caccia al ricercato più pericoloso del Paese che, dopo essere evaso dal carcere da dove comandava la principale banda criminale della nazione, ha fatto sprofondare l’Ecuador nel caos e nella violenza. Del leader di 'Los Choneros' si sa poco altro oltre al suo umile passato di tassista e all’alto potenziale di delinquenza che lo ha portato a essere classificato dal governo come un «criminale con caratteristiche estremamente pericolose». Dietro di sé ha lasciato una cella adorna di immagini che esaltano la sua stessa figura, armi, dollari e leoni. La polizia, che ha attivato un piano per catturarlo, si è trovata in capo a poche ore in guerra con gli esponenti di una banda narco-criminale emersa negli anni '90 nella provincia costiera di Manabì (sud-ovest), strategica per il traffico di droga verso gli Stati Uniti e l’Europa. Il governo ritiene che possa essere fuggito «ore prima» dell’intervento della polizia nella prigione regionale di Guayaquil, dove la fa da padrone e dove non a caso si sono concentrate le violenze delle ultime ore, incluso l’assalto a una tv con la presa di ostaggi di 13 dipendenti. La detenzione di Fito era piuttosto sui generis, paragonabile a quella di Pablo Escobar in Colombia negli anni '90: circolano video che mostrano festeggiamenti all’interno del carcere con musicisti e spettacoli pirotecnici, ma anche un 'narcocorrido' in suo onore in un patio, interpretato da un mariachi e da sua figlia, che si presenta come la regina Michelle. Nella registrazione appare mentre saluta, ride e accarezza un gallo da combattimento. Fito ha esercitato «un controllo interno significativo del centro penitenziario», ha affermato la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) in un rapporto del 2022. L'ascesa di Fito al vertice della banda, composta da circa 8.000 persone, è stata resa possibile dalle morti, in rapida successione, dei suoi predecessori. Ha assunto il comando dell’organizzazione nel 2020, dopo l’uccisione dei suoi sodali Jorge Luis Zambrano e Junior Roldan. Fito si è addirittura laureato in giurisprudenza in carcere, dove stava scontando una pena di 34 anni per i reati di possesso di armi, traffico di droga, criminalità organizzata e omicidio. La sua ascesa alla guida della gang è stata accompagnata dalla frammentazione del gruppo, che fino alla morte di Zambrano aveva riunito buona parte delle organizzazioni minori. Secondo Insight Crime, gli ultimi cambiamenti nella leadership di Los Choneros «hanno innescato lotte intestine all’interno del gruppo e dei suoi sottogruppi». Bande come Tiguerones e Chone Killers si sono staccate e sono entrate in conflitto tra loro. Il centro studi sottolinea che i Choneros «hanno progressivamente perso il potere a favore di un’alleanza guidata da Los Lobos», il cui leader è evaso anche lui da una prigione a Riobamba. I choneros, un tempo dediti alla criminalità tradizionale con atti di pirateria in alto mare, hanno poi creato legami con i narcotrafficanti colombiani e poi messicani. Secondo l’Osservatorio ecuadoriano sulla criminalità organizzata, attualmente hanno legami con i cartelli di Sinaloa, con il Gulf Clan (il più grande esportatore di cocaina al mondo) e con organizzazioni balcaniche. Sui social network, i Los Choneros si presentano come benefattori in stile Robin Hood e producono video che inneggiano al traffico di droga, minacciano i giornalisti e lanciano avvertimenti ad altre gang. Da parte sua Fito è accusato di essere il mandante dell’assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, ucciso a colpi a colpi di arma da fuoco in agosto da un sicario colombiano. Non è stato condannato Fito per quel crimine, ma il governo dell’allora presidente Guillermo Lasso (2021-2023) ha ordinato il suo trasferimento in un carcere di massima sicurezza, in una spettacolare operazione delle forze dell’ordine che ha scatenato le proteste dei detenuti. Ma dopo poco, grazie a una serie di cavilli legali, Fito è tornato nel suo feudo, la prigione regionale di Guayaquil. Adesso la sua fotografia con la scritta «ricercato» circola di nuovo in tutto l’Ecuador, insieme a una lunga scia di sangue.

leggi l'articolo completo