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L'ultimatum di Netanyahu: "Nessuno Stato palestinese finché ci sono io". Trovati i tunnel dove sono stati tenuti gli ostaggi

Muro del premier: "Controlleremo Gaza". Oltre 25 mila i morti

Benyamin Netanyahu sbatte di nuovo la porta in faccia a Joe Biden e all’Ue: finché sarà premier, non ci sarà nessuno Stato palestinese, tantomeno con sovranità su Gaza. Malgrado le richieste unanimi in tal senso di Washington, Bruxelles e praticamente di tutte le principali capitali europee. «Ho chiarito al presidente Usa - ha detto il primo ministro dopo il colloquio di venerdì tra i due - la determinazione di Israele a conseguire tutti gli obiettivi della guerra e a garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele». La Striscia dovrà essere «smilitarizzata» e «restare sotto il pieno controllo di sicurezza israeliano», ha insistito Netanyahu respingendo «le enormi pressioni dall’esterno e all’interno del Paese».

«E' stata questa mia ostinazione - ha rivendicato il premier - a impedire per anni» la creazione di "uno Stato palestinese che avrebbe costituito un pericolo esistenziale per Israele. Finché sarò primo ministro, questa sarà la mia posizione». Respinte al mittente anche le richieste poste da Hamas per la liberazione degli ostaggi: significherebbe che i soldati di Israele «sono morti invano» perché la fazione palestinese chiede «l'uscita dell’esercito da Gaza e la sua permanenza al potere». Due condizioni impossibili da accettare per lui. Netanyahu ha così approfondito ancora di più il solco con l'amministrazione Biden e con l’Europa, in un braccio di ferro sul quale ha evidentemente deciso di puntare tutte le sue carte per rimanere in sella.

Alla luce di ciò - mentre a Gaza i morti denunciati da Hamas hanno superato la soglia dei 25 mila e l'esercito ha trovato un tunnel in cui è stata tenuta una parte degli ostaggi - i tentativi di mediazione di Usa, Qatar ed Egitto segnalati dal Wsj per una ripresa dei negoziati sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi sembrano destinati all’ennesimo fallimento. La proposta - che prevede un piano in 90 giorni in tre fasi - contiene ad esempio la richiesta, già bocciata dal governo Netanyahu, del ritiro totale dell’esercito da Gaza al termine dei tre mesi. Biden tuttavia non molla e, come riferisce il sito Axios, intende continuare a premere per un grande accordo in Medio Oriente, con la speranza che si possa concretizzare prima delle elezioni di novembre nonostante l’opposizione di Netanyahu. In base al piano Israele dovrebbe ottenere la normalizzazione dei rapporti con Riad in cambio di un percorso «irreversibile» verso uno Stato palestinese e di un ruolo dell’Anp a Gaza nel post-Hamas.

Difficilissimo da far passare con Bibi ancora al potere. Per aiutare a fare pressione su Tel Aviv, l’Ue potrebbe esporre domani al Consiglio Affari Esteri - che vede la partecipazione dei ministri israeliano e palestinese - «le conseguenze» che prevede di adottare nel caso in cui Israele rifiutasse definitivamente il piano di pace con la soluzione dei 2 Stati. Anche questo, improbabile che basti ad impressionare Netanyahu. Fatto sta che al 107esimo giorno di guerra il segretario generale Antonio Guterres ha denunciato che «le operazioni militari di Israele hanno causato distruzioni di massa e ucciso civili su una scala senza precedenti» durante il suo mandato. "Questo - ha aggiunto riferendosi ai 25.105 morti dall’inizio della guerra, secondo il bilancio di Hamas - è straziante e assolutamente inaccettabile. Il Medio Oriente è una polveriera, dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che il conflitto si accenda in tutta la regione». Fonti dell’intelligence Usa hanno fatto sapere ai media che Israele ha eliminato «solo tra i 20 e il 30%» delle forze di Hamas, con quest’ultima in grado di resistere ancora per mesi; mentre Israele - secondo il Wsj - ha stimato in circa 10.000 i miliziani di Hamas uccisi.

L’esercito continua intanto nella caccia agli ostaggi ed ha scoperto un tunnel, ad una profondità di 20 metri e lungo 1 chilometro, sotto la casa di un esponente di Hamas a Khan Yunis. Lì, ha fatto sapere il portavoce militare, sarebbero stati tenuti 20 ostaggi «in condizioni inumane». Trovati anche i disegni di una bambina israeliana, poi liberata, e tracce del dna di alcuni dei rapiti. Ma in Israele dilagano ormai le proteste contro il governo. Dopo Cesarea e Tel Aviv, le manifestazioni si sono spostate a Gerusalemme sotto la residenza ufficiale di Netanyahu. «Per gli ostaggi - hanno affermato le famiglie dei rapiti - non resta tempo da perdere. Il premier ed il gabinetto di guerra non hanno alcun diritto di indugiare» su un accordo per farli tornare a casa.

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