L’Israele ha notificato ad Hamas che se non si raggiunge un accordo entro una settimana, comincerà l’operazione a Rafah. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti egiziane. L’indiscrezione è stata ripresa anche da Haaretz.
Hamas: "Netanyahu parla solo per boicottare la tregua"
Un alto funzionario di Hamas ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di boicottare qualunque prospettiva di tregua continuando a parlare della prospettiva di un’operazione di terra contro Rafah. Hamas sta discutendo il da farsi all’interno della sua leadership e con i gruppi alleati, ha detto Hossam Badran all’Afp, ma ha avvertito che le dichiarazioni di Netanyahu sono state pensate per «contrastare ogni possibilità di concludere un accordo». «Netanyahu è stato l’ostruzionista in tutti i precedenti round di dialogo e negoziati, ed è chiaro che lo è ancora», ha detto in un’intervista telefonica, «Non è interessato a raggiungere un accordo».
I mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno proposto un accordo che porrebbe fine ai combattimenti per 40 giorni e scambierebbe ostaggi israeliani con potenzialmente migliaia di prigionieri palestinesi, secondo i dettagli rilasciati in precedenza dalla Gran Bretagna. L’esito dei negoziati indiretti è rimasto altamente incerto, con avanti e indietro sul numero di ostaggi che potrebbero essere rilasciati e profonde differenze sulla portata di qualsiasi accordo. Badran ha ribadito che l’obiettivo di Hamas resta un cessate il fuoco duraturo e «un ritiro completo e globale delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza». Questo obiettivo è in contrasto con la posizione dichiarata di Netanyahu, che ha promesso che l’esercito continuerà a combattere Hamas, anche a Rafah. Ma dopo mesi di negoziati a corrente alternata, il capo dell’ufficio politico di Hamas con sede in Qatar, Ismail Haniyeh, ha detto giovedì che il gruppo «presto» invierà una delegazione in Egitto con l’obiettivo di un accordo che «soddisfa le richieste del nostro popolo». Haniyeh ha inoltre affermato che Hamas sta studiando l’ultima proposta israeliana con «uno spirito positivo». Qualsiasi accordo raggiunto sarebbe il primo dopo una tregua di una settimana a novembre che ha visto lo scambio di 80 ostaggi israeliani con 240 prigionieri palestinesi.
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