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Morte di Raisi: Iran in bilico o quadro politico invariato? Il nodo successione

Nonostante i cambiamenti importanti che si profilano in Iran, «si prevede che le politiche fondamentali della Repubblica Islamica rimarranno invariate perchè il presidente e il ministro degli Esteri iraniani operano nel quadro stabilito dalla Guida Suprema, che detiene la massima autorità sulle questioni statali». A sostenerlo è Shahin Modarres, direttore dell’Iran Desk del centro studi ITSS di Verona. L’accentuata centralizzazione del potere nelle mani della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha come risvolto - spiega - «che anche di fronte a cambiamenti di leadership, le direttive fondamentali della Repubblica Islamica probabilmente persisteranno». Modarres rammenta come il leader supremo eserciti un ampio potere su tutti i rami del governo, compresi l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario: «ciò garantisce che le politiche chiave e le decisioni strategiche siano allineate con la sua visione e le sue direttive. Di conseguenza, qualsiasi cambiamento nella presidenza o in altre posizioni di alto rango ha in genere un impatto limitato sulla direzione generale del paese».

L’altro pilastro imprescindibile per la stabilità del potere politico iraniano è il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) è un altro pilastro del sistema politico iraniano che - prosegue lo studioso - «opera sotto la diretta supervisione della Guida Suprema, consolidando ulteriormente la continuità delle politiche fondamentali del regime indipendentemente dai cambiamenti negli altri ruoli governativi».
Un’altra figura chiave del regime, eventualmente in ascesa, secondo Modarres, potrebbe essere quella di Mohammad Mokhber, che controlla importanti fondazioni economiche, come la Fondazione dell’Ordine Direttivo dell’Imam Khomeini, la più grande fondazione iraniana, e svolge un ruolo cruciale nel mantenimento della continuità del regime garantendo che l’èlite al potere rimanga coesa. «L'attuale leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, è anziano e ha problemi di salute, il che aumenta la possibilità di una rapida successione che potrebbe vedere - a suo avviso - il potente Mohammad Mokhber allearsi con Mojtaba Khamenei, il figlio del Leader Supremo, in caso di successione: «un’alleanza tra Mokhber e Mojtaba Khamenei potrebbe rafforzare ulteriormente la continuità delle politiche attuali», osserva Modarres.

In un messaggio alla nazione, intanto, la Guida suprema Ali Khamenei ha assicurato agli iraniani, ma soprattutto ai nemici interni ed esteri, a partire da Israele, che non ci saranno vuoti di potere. Le elezioni del nuovo presidente sarebbero infatti già state programmate entro due mesi. Eletto al vertice della Repubblica islamica nel 2021, l’ultraconservatore 63enne Raisi aveva preso le redini di un Paese in preda ad una profonda crisi sociale e ad un’economia messa a dura prova dalle sanzioni americane e europee contro Teheran per il suo programma nucleare. Delfino della Guida suprema e in pole position per la successione, Raisi si era dimostrato un intransigente nemico di Israele e degli Stati Uniti, arrivando al massimo livello di scontro con lo Stato ebraico, culminato con il primo attacco iraniano condotto in territorio israeliano, sullo sfondo della guerra a Gaza.

Con la sua scomparsa, nonostante le rassicurazioni di Khamenei sulla tenuta del sistema, si apre tuttavia una fase di turbolenza che potrà condizionare i già fragilissimi equilibri del Medio Oriente. Sono le stesse caotiche modalità della scomparsa di Raisi, specchio dell’arretratezza tecnologica e organizzativa dell’Iran, a confermare i rischi e le incertezze di una lotta interna di potere e, nell’ambito del Medio Oriente, di una ulteriore accentuazione del coinvolgimento diretto dell’Iran nella strategia terroristica degli Hezbollah libanesi e degli Houthi yemeniti.

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