Domenica 22 Dicembre 2024

Biden: "Israele propone il ritiro delle truppe da Gaza per sei settimane. Ora Hamas accetti l'accordo". Netanyahu: "La guerra non finirà fin quando non elimineremo i terroristi"

"Israele ha proposto ad Hamas una roadmap per il cessate il fuoco" a Gaza. Lo ha detto Joe Biden in un discorso sul conflitto in Medio Oriente. "Israele ha proposto ad Hamas il ritiro di tutte le sue truppe da Gaza per sei settimane", ha spiegato Biden. "Questo è il momento che Hamas venga al tavolo dei negoziati e accetti l'accordo". Lo ha detto Joe Biden a proposito della proposta di Israele che prevede il ritiro delle forze, il cessate il fuoco completo in prospettiva e il rilascio degli ostaggi. "E' il momento che questa guerra finisca", ha aggiunto Biden. La proposta israeliana, ha spiegato Biden, prevede tre fasi: la prima, di sei settimane, prevede "un cessate il fuoco pieno e completo, il ritiro delle forze israeliane da tutte le aree popolate di Gaza e il rilascio di un certo numero di ostaggi tra cui donne, anziani, feriti in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi". I civili palestinesi potranno tornare alle loro case e ai loro quartieri in tutte le aree di Gaza, compreso il nord, ha aggiunto il presidente americano precisando che aumenteranno gli aiuti umanitari. La fase due prevede la fine definitiva e la cessazione delle ostilità "in base alle negoziazioni che avverranno nella fase uno" e, infine, nella fase tre "inizierà un importante piano di ricostruzione di Gaza". Le Brigate Qassam, ala militare di Hamas, hanno pubblicato un video nel quale si sente la voce di Noa Argamani, ostaggio rapito il 7 ottobre al festival Nova di Beeri. La famiglia ha chiesto che il video - di cui non si sa la data - non sia diffuso in Israele. "Non c'è bisogno di nessun video di propaganda di Hamas per sostenere l'appello al governo di Israele: un accordo deve essere raggiunto per portare a casa ora gli ostaggi", ha detto il Forum delle famiglie dei rapiti. Sul fronte diplomatico, intanto, potrebbe tenersi già domani al Cairo l'atteso incontro a tre, Egitto-Israele-Stati Uniti per concordare la riapertura, nelle ore successive, del valico di Rafah sotto il controllo di Egitto e Autorità Palestinese, e il ritiro di Israele dal passaggio di frontiera. Lo ha detto all'ANSA una fonte di alto livello della sicurezza egiziana. La fonte ha confermato che sono in corso "intensi contatti tra Egitto e Israele, con la mediazione degli Stati Uniti, per aprire il valico di Rafah e consegnare rapidamente aiuti umanitari a Gaza". L'obiettivo è la ripresa nel tempo più breve possibile della consegna degli aiuti umanitari, dell' assistenza medica e di cibo e carburante per la popolazione palestinese, ma anche lo sblocco dell'accoglienza di palestinesi feriti e malati, stranieri e titolari di doppia nazionalità in uscita da Gaza verso l'Egitto. Il capo della Mezzaluna Rossa egiziana nel Nord Sinai, Khaled Zayed, ha annunciato intanto che questa mattina le autorità egiziane hanno aperto il valico di Rafah sul lato egiziano e hanno preparato e inviato 250 camion di aiuti umanitari, incluse 4 autocisterne di carburante, al valico di Kerem Shalom.

Netanyahu: "La guerra non finirà fin quando non elimineremo Hamas"

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha autorizzato la squadra negoziale a «presentare uno schema per raggiungere la liberazione degli ostaggi». Lo ha annunciato l’ufficio del primo ministro precisando tuttavia che "la guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, compreso il ritorno degli ostaggi e l'eliminazione dei miliziani e del governo di Hamas». «Lo schema proposto da Israele, inclusa la transizione condizionata da una fase all’altra - si aggiunge -, consente a Israele di mantenere questi obiettivi».

Operazioni israeliane nella parte centrale di Rafah

L'Idf, per la prima volta, ha detto che sta operando nella parte centrale di Rafah, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui in quell'area sono stati "localizzati lanciatori di razzi di Hamas, imbocchi di tunnel del terrore e armi" e "smantellato un deposito di armi di Hamas". Nella zona di Rafah inoltre - secondo la stessa fonte - sono state localizzate "numerose armi". Oltre a Rafah l'Idf ha detto che sta continuando ad operare a Jabalya nel nord della Striscia

L'Idf annuncia aver concluso le sue operazioni a Jabalya

L'esercito israeliano ha concluso le sue operazioni a Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, in quelli che sono stati definiti tra i combattimenti "ravvicinati" più intensi della guerra a Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo una stima di "500-600 operativi di Hamas uccisi" nella battaglia. Secondo la stessa fonte, i tunnel costruiti sotto Jabalya "arrivavano fino a 500 metri dal confine israeliano e sono stati realizzati per entrare" all'interno di Israele. Il portavoce ha poi spiegato che l'Idf ha messo in pratica a Jabalya le "lezioni apprese operando a Khan Yunis", circondando "i miliziani di Hamas che erano nel sottosuolo". I tunnel - ha proseguito - hanno condotto i soldati "ai centri di comando, a grandi depositi di munizioni" le informazioni ottenute " hanno aiutato l'esercito a recuperare i corpi di sette israeliani rapiti il 7 ottobre. Inoltre, l'esercito ha annunciato la morte di altri due soldati uccisi in combattimento a Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che si tratta del riservista Adar Gavriel (24 anni) e di Yonatan Elias (20 anni). Il bilancio dei soldati morti a Gaza - dall'inizio delle operazioni di terra nella Striscia - sale così a 294

Raid contro Hezbollah nel sud del Libano

L'aviazione israeliana durante la notte ha attaccato quattro postazioni degli Hezbollah nel sud del Libano. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui gli attacchi sono avvenuti nelle aree di Aitaroun e Markaba. Due combattenti di Hezbollah sono morti in raid di Israele nel sud del Libano. Lo ha riferito il movimento armato libanese filo-iraniano in un comunicato diffuso nelle ultime ore. I due combattenti sono stati uccisi nella zona di Hula, nel settore orientale della Linea blu di demarcazione tra i due paesi a seguito di bombardamenti israeliani. Sono più di 300 i miliziani di Hezbollah dichiarati uccisi dall'inizio del nuovo round di guerra con Israele a ottobre scorso.

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