Hamas ha inviato la sua risposta formale alla proposta di rilascio degli ostaggi e di cessate il fuoco presentata da Israele 12 giorni fa, dichiarando di aver apportato «modifiche» all’offerta; un passo che Israele ha equiparato a un rifiuto.
Il piano di cessate il fuoco proposto - che è stato approvato lunedì sera dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con una risoluzione proposta dagli Usa - prevede un cessate il fuoco di sei settimane che alla fine diventerebbe permanente, accompagnato al graduale rilascio degli ostaggi e alla liberazione di detenuti palestinesi. Il Qatar e l’Egitto - che, insieme agli Stati Uniti, hanno mediato i negoziati tra Israele e Hamas - hanno confermato che il gruppo palestinese ha presentato la sua risposta. Nella sua dichiarazione ieri sera, Hamas ha chiesto la «fine totale» dei combattimenti a Gaza. «La risposta dà priorità agli interessi del nostro popolo palestinese e sottolinea la necessità di fermare completamente l’aggressione in corso contro Gaza», hanno affermato Hamas e il gruppo della Jihad islamica palestinese in una dichiarazione congiunta.
Il portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha detto che è stato «utile» che Hamas abbia presentato una risposta e che i funzionari americani stiano «valutando» le richieste del gruppo.
La risposta di Hamas non sorprende: funzionari arabi avevano già dichiarato al Times of Israel, la scorsa settimana, che il gruppo palestinese avrebbe evitato di respingere apertamente la proposta israeliana, sullo sfondo del crescente sostegno globale per un accordo, e avrebbe invece cercato di rivedere l’offerta. L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu non ha risposto ufficialmente, ma è stata diffusa la dichiarazione di un funzionario israeliano in forma anonima, secondo il quale la proposta di Hamas ha «cambiato tutti i parametri principali e più significativi» ed è quindi equivalente a un rifiuto. Netanyahu ha riconosciuto di aver autorizzato il piano di accordo, ma non ha mai espresso un sostegno inequivocabile. I membri di estrema destra del suo Gabinetto di guerra hanno minacciato di lasciare la coalizione e di provocarne il collasso se l’accordo andasse avanti, ritenendolo una resa a Hamas.
Il portavoce di Hamas, Jihad Taha, ha spiegato che la loro controproposta include «emendamenti che confermano il cessate il fuoco, il ritiro, la ricostruzione e lo scambio» di ostaggi. Le modifiche rivedono la tempistica della tregua permanente e il ritiro delle truppe israeliane da Gaza - compresa Rafah e 'Philadelphi Routè, lo stretto corridoio lungo il confine tra Egitto e Gaza - secondo un funzionario di uno dei Paesi mediatori che ha richiesto l’anonimato.
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