Elezioni Usa, 168 manager e finanziatori chiedono a Biden di lasciare. Ma il presidente non molla: "Posso ancora battere Trump"
Joe Biden, il presidente più anziano della storia americana, affronta crescenti pressioni per ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca. Nonostante la sua determinazione a non mollare, donatori influenti e alcuni vertici del partito democratico gli chiedono di farsi da parte prima che sia troppo tardi. Anche i partner della Nato, che si riuniranno presto a Washington per il vertice dell’Alleanza, dubitano della capacità di Biden di portare avanti la campagna e sconfiggere Donald Trump.
Donatori e finanziatori in ritirata
Tra i donatori, Reed Hastings, co-fondatore di Netflix, che ha donato oltre 20 milioni di dollari al partito democratico, e Abigail E. Disney, erede della famiglia Disney, hanno espresso preoccupazioni. La Disney ha dichiarato che non sosterrà finanziariamente la campagna di Biden finché non sarà sostituito, affermando che la posta in gioco è troppo alta per consentire alla timidezza di determinare la linea di condotta. Inoltre, 168 manager e finanziatori, tra cui Christy Walton, nuora del fondatore di Walmart, il miliardario investitore Mike Novogratz e il professore di Harvard Lawrence Lessing, hanno scritto una lettera alla Casa Bianca chiedendo il ritiro della candidatura di Biden "per il bene della nostra democrazia e del nostro Paese".
Insofferenza tra gli alleati della Nato
Secondo indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg, tra gli alleati della Nato cresce l'insofferenza e la frustrazione verso Biden. Funzionari europei e dell’Alleanza temono che un’America guidata da Trump non giovi ai rapporti transatlantici e auspicano che Biden faccia un passo indietro a favore di qualcuno con maggiori chance di battere il tycoon, preservando così l’unità sull'Ucraina e sulla Nato. Inoltre, c'è preoccupazione che il vertice dell’Alleanza dal 9 all’11 luglio a Washington venga oscurato dalle elezioni.
Cambiamenti nella strategia democratica
Nonostante il presidente continui a ribadire la sua intenzione di restare in corsa e la sua convinzione di poter battere Trump, anche nel partito democratico l’aria è cambiata. Molti vertici del partito stanno considerando Kamala Harris come unica alternativa possibile. Trump, che la vede già come una potenziale avversaria, ha pianificato attacchi contro di lei, etichettandola come "un’estremista di sinistra" e accusandola di inesperienza in ambito internazionale.
La minaccia di Kamala Harris per Trump
La campagna di Trump teme Harris non solo perché è una donna nera e di origine asiatica, ma anche perché è giovane. A 59 anni, Harris ha quasi vent'anni in meno di Trump. Questa differenza di età rende difficile per Trump giocare sulla sua immagine di "giovanotto" rispetto a Biden. Per denigrarla, Trump ha già coniato il soprannome "Laffin (da laughing) Kamala Harris", basandosi su un video che raccoglie tutti i momenti in cui Harris ha sorriso. In questo clima di tensione e incertezza, la corsa alla Casa Bianca si fa sempre più complicata per Biden, mentre le pressioni interne ed esterne aumentano, ponendo in discussione il suo futuro politico.
Biden: "Posso ancora battere Trump"
Ma il presidente Usa non molla. «Sì». Così ha risposto Joe Biden prima di partire per il Wisconsin alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se pensasse di poter ancora battere l'ex presidente Donald Trump.
Nuova gaffe Biden: "Sono la prima vicepresidente afroamericana"
Nuova gaffe di Joe Biden che, nel corso di un’intervista, si è detto «orgoglioso» di essere «la prima vicepresidente afroamericana, la prima donna afroamericana a servire con un presidente afroamericano». Il presidente in realtà voleva dire di essere stato il vice di Barack Obama e di aver scelto Kamala Harris come sua numero due. La campagna di Biden minimizza l’errore: «E' chiaro quello che il presidente voleva dire. Stiamo passando il livello dell’assurdo», ha provato a rintuzzare la portavoce della campagna Ammar Moussa.