La pressione internazionale, ma anche interna, su Netanyahu è sempre più forte, e nella giornata di oggi sono previste in Israele nuove proteste contro il suo governo e per chiedere un accordo che consenta la liberazione degli ostaggi. Al contrario il premier ritiene che aumentare la «pressione militare» su Hamas sia un modo per «promuovere» un accordo per il rilascio degli ostaggi. Mentre la guerra infuria, Netanyahu andrà a Washington lunedì, incontrerà il presidente Biden (che secondo il New York Tinmes avrebbe addirittura rinviato un piano di ritirare la candidatura per ricevere il capo di governo israeliano nel pieno delle sue funzioni), e mercoledì parlerà al Congresso americano. Tutto questo sempre che si riprenda dal Covid. Venerdì il capo della diplomazia americana, Antony Blinken, aveva ribadito la determinazione americana a raggiungere un accordo di cessate il fuoco. Ma questo «non è sufficiente», aveva affermato, è «essenziale garantire che abbiamo un piano» per il dopoguerra a Gaza, «per la governance, la sicurezza, gli aiuti umanitari, la ricostruzione». Washington ha più volte sottolineato il suo impegno per la soluzione dei due Stati, palestinese e israeliano, per una soluzione del decennale conflitto israelo-palestinese, anche dopo l’adozione da parte del Parlamento israeliano di una risoluzione che si oppone alla creazione di uno Stato palestinese la cui autorità si estenderebbe oltre Cisgiordania e Gaza. Sul fronte settentrionale di Israele, in Libano, Hezbollah, alleato di Hamas, ha annunciato intanto di aver lanciato nuovi razzi nel nord di Israele «in risposta» a un attacco israeliano che ha ferito quattro civili, una donna e i suoi tre bambini. La guerra prosegue e il fronte Nord sembra al momento il più preoccupante. Prosegue l’offensiva militare di Israele sulla Striscia di Gaza a pochi giorni dal viaggio del premier Benjamin Netanyahu a Washington per incontrare il presidente Joe Biden. Almeno 24 persone sono state uccise dagli attacchi delle forze dello stato ebraico oggi, secondo quanto hanno riferito i servizi di emergenza del territorio palestinese, devastato da più di nove mesi di guerra tra Israele e Hamas. Il movimento islamico palestinese ha visto in questi attacchi una «risposta» di Israele al parere reso il giorno prima dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ) che riteneva «illecita» la occupazione dei territori palestinesi dal 1967. Una decisione definita «storica» dai palestinesi e «falsa» da Israele. Oggi l’esercito israeliano ha affermato di aver «eliminato i terroristi» con attacchi e combattimenti nella Striscia. In un comunicato diffuso in giornata l’Idf ha fatto sapere di aver ucciso in tutta la settimana circa 150 miliziani così come di aver distrutto circa 100 infrastrutture da loro utilizzate. Un raid inoltre ha colpito oggi il campo di Nousseirat (al centro della Striscia), uccidendo due donne e un bambino, ha detto un funzionario dell’ospedale al-Awda che ha anche fatto sapere di aver ricoverato quattro bambini feriti mentre giocavano sul tetto della loro casa dopo un attacco di droni israeliani ad Al-Bureij.